Roma, studiare il debito costa 3 milioni

Ranieri e Raggi (foto Davide Fracassi - Toiati)
di Giuseppe Gioffreda e Fabio Rossi
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Sabato 20 Agosto 2016, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 19:51

Servirà un supporto tecnico-organizzativo esterno da tre milioni di euro (per tre anni di lavoro) per aiutare la gestione commissariale del debito storico del Comune di Roma a passare al setaccio l'enorme massa debitoria che ancora grava sulla struttura: una sorta di bad company capitolina alla quale il governo Berlusconi, otto anni fa, ha affidato gli oltre 22 miliardi di rosso (di cui ne sono rimasti circa 13,5 ancora da ripianare) accumulatisi nelle casse di Palazzo Senatorio fino al 28 aprile del 2008, giorno dell'elezione a sindaco di Gianni Alemanno. Un'iniziativa che potrebbe servire anche in vista dell'audit sul debito pregresso annunciato a più riprese dalla sindaca Virginia Raggi. La struttura di supporto, che dovrà affrontare tutti i delicati adempimenti richiesti dall'amministrazione, non sarà gratuita, anzi: la gara pubblica per l'affidamento dei servizi di assistenza, autorizzata dal commissario straordinario Silvia Scozzese con una delibera dello scorso 2 agosto, partirà da un base di 3.165.000 euro per l'intero triennio di riferimento.

I COMPITI
La scelta di affidarsi a una struttura esterna nasce dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 4 dicembre dello scorso anno, nel quale è previsto, tra l'altro, «che il commissario straordinario, nello svolgimento dei propri compiti, si avvale di una apposita struttura di staff e di supporto». Nella delibera si ricorda che l'obiettivo di risanamento del Comune di Roma di estinzione del debito pregresso «si connota per la complessità delle attività al fine richieste e per la gravosità delle incombenze». Il commissario, in particolare, «è tenuto a predisporre l'aggiornamento semestrale del piano di rientro del debito» che «deve essere proposto all'approvazione della Presidenza del Consiglio», con la prossima scadenza fissata per il 30 novembre, altre alla rendicontazione annuale, indirizzata a Governo e ministero dell'Economia. La gestione commissariale, si legge ancora nelle premesse alla delibera, «non dispone attualmente di una struttura organizzativa che risulti idonea a offrire un supporto giuridico-amministrativo, economico, finanziario e contabile adeguato alla complessità dell'incarico» e che consenta di raggiungere gli obiettivi fissati entro i tempi stabiliti dalle norme.
Il commissario per il debito pregresso, negli anni, si è già avvalso di due service esterni: le società Kpmg e XXI Aprile.

L'ORGANIZZAZIONE
Con la prima si è concluso il rapporto contrattuale lo scorso marzo, mentre la seconda ha deciso di recedere anticipatamente il rapporto con la struttura commissariale, terminando la propria attività il 31 dicembre 2015. La Scozzese si è quindi ritrovata priva del supporto organizzativo necessario per dare corso con urgenza agli adempimenti previsti, «riguardanti attività altamente qualificate quali l'aggiornamento del Piano di rientro, la determinazione e la quantificazione delle posizioni creditorie e debitorie, l'analisi e la valutazione delle partite relative al Piano di rientro, lo studio e l'analisi giuridico-legale di contenziosi complessi». Per questi motivi il commissario ha varato il bando di gara da tre milioni e rotti di euro, precisando che il supporto tecnico richiesto «non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, trovando copertura sulle spese di funzionamento della gestione commissariale», che sono allocate in un fondo apposito nel bilancio del Mef.

I CONTRIBUTI
Per saldare i vecchi debiti, il commissario incassa ogni anno 500 milioni di euro: 300 a carico del Tesoro e 200 milioni dei cittadini romani, con un'addizionale Irpef dello 0,4 per cento, che si va ad aggiungere a quella ordinaria dello 0,5, arrivando a un prelievo comunale record dello 0,9 per cento sui redditi dei romani. Il debito finanziario (ossia quello relativo ai mutui accesi con le banche) è complessivamente di 8,7 miliardi. Poi ci sono 3,2 miliardi di altri tipi di debiti «commerciali», come quelli degli espropri che risalgono anche agli anni 50. Su questi ultimi la Scozzese ha acceso un faro, sostenendo che nel 43 per cento dei casi il Comune non sa con esattezza nemmeno chi è il creditore. Difficile, al momento la rinegoziazione dei vecchi mutui del Comune: si tratta di 1.686 contratti, 1.491 dei quali con la Cassa depositi e prestiti, sui quali paga un tasso tra il 4,20 e il 5,60 per cento. La Cdp però non può rinegoziare le condizioni ad un solo Comune, altrimenti dovrebbe farlo anche per tutti gli altri.