Campidoglio, maxi-stipendi M5S: ribelli all'attacco. Domani assemblea

Campidoglio, maxi-stipendi M5S: ribelli all'attacco. Domani assemblea
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 28 Agosto 2016, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 16:39
All'esterno, c'è chi prova a lanciare messaggi simbolici, rispolverando qualche caposaldo del grillismo primitivo: via la parola «onorevoli», per i consiglieri comunali di Roma, gli unici in Italia a fregiarsi del titolo solitamente riservato ai deputati. All'interno della maggioranza di Virginia Raggi, però, ribolle il malcontento per certe scelte che, sostiene uno dei rivoltosi, «non sono nel nostro stile».

Un esempio? Gli stipendi «a cinque stelle» che la sindaca ha attribuito ad alcuni collaboratori arruolati nel suo staff. «Se rifacessimo oggi le comunarie on-line, non so se vincerebbe di nuovo lei...», dice il consigliere, tanto per far capire che aria tira in questi giorni a Palazzo Senatorio. Un malcontento sotterraneo che è destinato a sfociare domani, quando si riuniranno i 29 eletti del M5s in Consiglio comunale. E il nodo degli ingaggi d'oro «verrà affrontato, eccome». E lei, la Raggi, ci sarà? «Probabilmente sì», assicurano dall'entourage della prima cittadina, dove confermano l'esistenza della riunione, grattando via però la patina complottarda: «Macché processo sulle nomine! Sono vertici periodici, di routine».

 

LE CONTROMOSSE
Sarà. Ma la riunione di domani arriva in uno dei momenti più delicati tra il «Raggio magico», i fedelissimi di «Virginia», e la pattuglia dei consiglieri pentastellati. Che, almeno in parte, non hanno gradito le ultime decisioni della prima cittadina. Prima il caso Muraro, che potrebbe riaccendersi in caso di novità dalla Procura, poi gli incarichi a cifre non proprio francescane. I 193mila euro dati a Carla Raineri (anche se su questa nomina, il fronte ora sembra compattarsi: «Era il suo stipendio di magistrato»), poi i contratti all'attivista 5 stelle Salvatore Romeo, promosso da funzionario comunale a capo della segreteria (con stipendio che passa da 40mila a oltre 100mila euro) e ad Andrea Mazzillo, ex candidato della lista Veltroni, diventato coordinatore dello staff a 90mila euro l'anno. «Non è il nostro stile - ripete il consigliere grillino - Se è vero che siamo diversi dai partiti che hanno ridotto Roma in questo stato, dobbiamo anche dare segnali chiari di questa diversità». Non solo abbassando il monte ingaggi degli esterni già assunti (come hanno suggerito pure i vertici M5s), ma anche «risintonizzandosi» con lo spirito grillino doc. Su questa scia si sta muovendo Marcello De Vito, recordman di preferenze in Consiglio comunale, di cui ora è diventato presidente: dopo avere dato una sforbiciata alle auto blu, ora è pronto a cancellare il titolo di «onorevole» ai consiglieri (durante il dibattito in Aula, già non li chiama più così). Operazione a costo zero, ma di sicuro impatto sulla «base». Proprio ieri è partita una lettera agli uffici dell'Assemblea Capitolina per capire quale sia il miglior percorso normativo da adottare per mandare in pensione questa tradizione («Pare risalga a un regio decreto...», confida un esponente pentastellato).

INCARICHI RINVIATI
La Raggi intanto, che oggi parteciperà a un dibattito pubblico con Chiara Appendino, la «collega» di Torino, si concentra su una delibera per ridurre le aziende partecipate di proprietà del Campidoglio. La giunta, prevista in teoria per questa settimana, è a forte rischio rinvio (alcuni assessori sono ancora in ferie). E così anche la nuova tranche di nomine, nei vari staff, slitterà ancora, a settembre inoltrato. Quando certi toni polemici degli ultimi giorni, forse, saranno un po' più smorzati.