Roma, giunta e uffici troppo lenti: De Vito striglia gli assessori

Roma, giunta e uffici troppo lenti: De Vito striglia gli assessori
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 30 Ottobre 2017, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 21:02
L'andatura da gasteropode con cui l'amministrazione capitolina riesce a produrre atti e provvedimenti, alla fine, ha irritato gli stessi Cinquestelle. Dopo quasi un anno e mezzo al governo di Roma, la giunta pentastellata ha approvato meno delibere sia di Marino che di Alemanno, come ha raccontato il Messaggero la settimana scorsa. Ecco perché anche Marcello De Vito, potente presidente del Consiglio comunale, di rito lombardiano (nel senso di Roberta Lombardi) ha deciso di dare una strigliata agli uffici comunali e alla giunta. Il numero uno dell'Aula Giulio Cesare, pungolato da diversi consiglieri grillini piuttosto infastiditi dallo stallo, ha spedito una serie di messaggi a tecnici e funzionari, chiedendo loro di accelerare. A corredo del pressing istituzionale, c'era in allegato una lista, piuttosto lunga, di provvedimenti che aspettano solo il parere degli uffici per approdare in Assemblea capitolina. Un appunto dello stesso tenore è stato recapitato ad alcuni assessori, perché altri provvedimenti ancora, già spediti ai municipi per le osservazioni dei parlamentini locali, hanno solo bisogno delle controdeduzioni della giunta per essere messi ai voti in Consiglio.

IL VERTICE
Delle delibere da portare in Aula si parlerà anche oggi, nella riunione di maggioranza dei consiglieri grillini. Domani l'Assemblea riaprirà i battenti dopo due settimane di vacanze fuori stagione (e si era già fermata per 10 giorni a inizio mese). All'ordine dei lavori non c'è neanche un atto di giunta. Solo mozioni e proposte dei consiglieri. Virginia Raggi ha respinto le accuse: «L' immobilismo percepito da alcuni in realtà è un attento lavoro di programmazione che non è mai stato fatto finora», ha detto la sindaca la settimana passata, mentre l'opposizione, dal Pd a Fratelli d'Italia, bersagliava l'amministrazione pentastellata per l'assenza di atti e progetti da discutere. Lo stesso De Vito avrebbe confidato ai suoi l'esigenza di «un cambio di passo», perché «da tempo siamo al lavoro su provvedimenti importanti per la città, adesso però è il momento di portarli in Aula. E a stretto giro».

SEDUTE SALTATE
Considerazioni confortate dalle statistiche tutt'altro che lusinghiere sulla produttività dell'amministrazione grillina. Dall'inizio del 2017 sono state revocate 6 sedute del Consiglio comunale perché non c'erano atti da votare, 9 sedute in tutto da quando è iniziata la consiliatura. Nei primi 15 mesi di governo, la giunta Raggi ha sfornato solo 373 delibere, contro le 637 delibere approvate dalla giunta Alemanno nello stesso lasso di tempo e le 454 di Ignazio Marino. Se si dà un'occhiata agli atti votati dall'Assemblea un miglioramento c'è, ma sono numeri inflazionati dalla risma di provvedimenti par pagare i debiti fuori bilancio, cioè la liquidazione di vecchie fatture, quasi sempre messi ai voti in blocco. Va detto, quindi, che se sotto Virginia Raggi il Consiglio comunale ha votato 217 delibere - contro le 168 di Alemanno e le 100 di Marino - ben 154 sono «riconoscimenti» dei debiti accumulati in precedenza; mentre nell'insieme delle delibere votate sotto Alemanno, i debiti fuori bilancio riguardavano appena 5 provvedimenti, 7 con Marino.