Roma, Campidoglio, il flop delle soffiate interne: denunce crollate del 75%

Roma, Campidoglio, il flop delle soffiate interne: denunce crollate del 75%
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 13 Febbraio 2018, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 07:44
«La verità? Nessuno si fida più di nessuno...», rivela a mezza bocca un sindacalista che la sa lunga su logiche e tormenti dei dipendenti del Campidoglio. Può darsi, certo è che la freddezza della statistica ha messo nero su bianco un crollo clamoroso: nel 2017 all'ufficio Anticorruzione di Palazzo Senatorio sono arrivate appena 11 segnalazioni di illeciti da parte dei 24mila dipendenti comunali. Un calo del 75% rispetto all'anno precedente, che diventa ancora più marcato se si raffrontano i dati del secondo semestre del 2016 con quelli dello stesso periodo dell'anno appena concluso: 17 soffiate anonime contro 3. La flessione, in questo caso, è addirittura dell'82%.
Ma perché i dipendenti del Comune di Roma non denunciano più? O meglio, perché solo lo 0,04% - sì, 0,04... - di impiegati, sportellisti, funzionari e vigili urbani se la sente di spifferare anomalie e abusi a chi di dovere? Il materiale per le soffiate, a quanto pare, non manca, se è vero che nel 2017 sono stati avviati 121 «procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti a carico dei dipendenti», come si legge nell'ultimo rapporto spedito all'Anac di Raffaele Cantone. Praticamente lo stesso numero del 2016, 122 procedimenti.

In teoria le cose avrebbero dovuto perfino migliorare, perché a novembre è stata approvata dal Parlamento la riforma che ha rafforzato e non di poco la protezione per chi denuncia tramite il cosiddetto whistleblowing (traduzione letterale: soffiare nel fischietto), ovvero il meccanismo che permette ai dipendenti di svelare ruberie e irregolarità varie, con la garanzia dell'anonimato. Va detto che lo scudo della privacy non è totale, perché chi segue la pratica - il responsabile anticorruzione - può sapere l'identità di chi denuncia e può arrivare a scoprirla anche chi è denunciato, se dalla spifferata si passa al procedimento disciplinare vero e proprio.
Forse anche per questo la legge entrata in vigore alla fine dell'anno scorso ha fatto in modo che chi denuncia non possa essere multato, licenziato o trasferito chissà dove per vicende collegate alla segnalazione. Ma la barriera della tutela ha un limite, nel caso in cui si scopra che la soffiata è una calunnia o una diffamazione.

UN LICENZIAMENTO
Sarà per via di questo timore che i travet comunali non denunciano più? Difficile dirlo, perché la riforma è entrata in vigore solo nell'ultimo scorcio del 2017 e la curva, nei grafici delle segnalazioni, ha cominciato a correre giù da almeno un anno. Di spiegazioni alternative, nella relazione dell'Anticorruzione capitolina, non se ne trovano. «Il minor numero di segnalazioni pervenute - si legge soltanto - non modifica l'importanza dello strumento tenuto anche conto del fatto che si è rilevata una migliore comprensione della natura e delle finalità. Nel 2017 si è verificato, a seguito di una segnalazione, il licenziamento di un dipendente». Era il classico furbetto del cartellino.
 
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