LE IPOTESI
Se Berdini andrà via, si dovrà necessariamente partire dalle sue deleghe pesanti (urbanistica e lavori pubblici). La Raggi potrà tenerle per pochissimo, lo stretto necessario per trovare soluzioni adeguate: dai dipartimenti di Berdini passano piani strategici (la manutenzione straordinaria delle strade romane) o dossier delicati (il progetto dello stadio di Tor di Valle) per i quali servono persone che lavorino a tempo pieno. In Campidoglio si stanno già valutando alcuni curriculum, con un lavoro iniziato prima che la situazione, ieri sera, subisse una nuova accelerata. Il primo nome circolato era quello di Emanuele Montini, ma il collaboratore dell'assessore alle politiche sociali Laura Baldassarre e segretario generale dell'associazione Italia Nostra non si è detto disponibile ad accettare un incarico nell'amministrazione comunale. E non è l'unico: altri papabili (come Carlo Cellamare) contattati ieri hanno risposto negativamente alle proposte del Campidoglio. Con un passo indietro di Berdini potrebbe però consolidarsi l'ipotesi di uno spacchettamento delle deleghe, separando i lavori pubblici dall'urbanistica.
LE POLTRONE
Per rilevare la competenza sui lavori pubblici è sempre in lizza l'architetto paesaggista Paola Cannavò, docente associato del dipartimento di Pianificazione territoriale dell'Università della Calabria. Il compito di guidare la programmazione dello sviluppo della Capitale era stato invece proposto a Cellammare, professore associato di urbanistica alla Sapienza. Ma lo spacchettamento delle deleghe di Berdini potrebbe non essere l'unico: la giunta Raggi è attualmente composta da dieci assessori, e questo passaggio potrebbe essere utilizzato per completare il tavolo e arrivare a quota 12, come previsto dallo Statuto di Roma Capitale. Tra le possibilità c'è lo scorporo del patrimonio dalle deleghe di Mazzillo oppure la separazione delle competenze su politiche sociali e scuola, entrambe attualmente gestite da Laura Baldassarre.
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