Roma, il piano salva-Atac: niente gara europea sui trasporti

Roma, il piano salva-Atac: niente gara europea sui trasporti
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 17 Agosto 2017, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 08:56


Aggirare la messa a gara dei trasporti pubblici, prevista dalla legge, cavalcando l'onda dell'«emergenza» in cui versa Atac, e quindi prolungare il contratto di servizio della malandata partecipata del Campidoglio ben oltre la scadenza naturale del 2019, probabilmente fino al 2024. È questa una delle strategie vagliate in queste ore dal Campidoglio, dove è già scattato il countdown per evitare il default della più grande municipalizzata dei trasporti d'Italia, ormai in crisi di liquidità profonda, con un debito miliardario e gli stipendi a rischio per i suoi quasi 12mila dipendenti.

IL VERTICE
Il presidente e direttore generale dell'azienda, Paolo Simioni, dovrebbe tornare già oggi nel quartier generale di via Prenestina. In agenda ha già diverse riunioni in vista di lunedì, quando è in programma il consiglio d'amministrazione che dovrebbe avvicinare Atac al ricorso a una procedura speciale, sotto la supervisione del tribunale fallimentare. In questi giorni, nonostante la pausa ferragostana, sono comunque al lavoro gli esperti dell'Avvocatura capitolina per valutare i risvolti di un concordato preventivo o di una ristrutturazione del debito. In entrambi i casi, l'azienda comunale dovrà presentare un piano industriale lacrime e sangue e soprattutto un piano di rientro per ripagare i creditori con scadenze chiare, che a quel punto verrebbero controllate da vicino dal giudice.

I TEMPI
Proprio i tempi del piano di rientro legato al debito miliardario di Atac sembrano avere convinto il Campidoglio a schivare la gara che nel 2019 dovrebbe mettere sul mercato i trasporti pubblici, come prevede sia la legge nazionale che le normative comunitarie per i servizi essenziali. Procedura borderline, ma consentita. La legge infatti esenta dal ricorso al mercato gli enti che a livello locale controllano società di trasporti in misura predominante, come Atac, partecipata al 100% da Roma Capitale. Il Comune quindi potrebbe confermare l'affidamento diretto alla sua malconcia municipalizzata, fatto salvo per il 10% del servizio che andrebbe comunque assegnato al miglior offerente. Per questa quota, il Campidoglio potrebbe dire di avere già indetto le procedure per riaffidare le linee bus periferiche oggi gestite dal consorzio Roma Tpl, che rappresentano circa il 20% del servizio di superficie della Capitale.
Va detto comunque che, per aggirare il bando, l'amministrazione M5S dovrebbe presentare una relazione in cui si sostiene che mantenere il servizio in house ad Atac è la scelta più conveniente, sia a livello economico che per la qualità del servizio. Affermazioni temerarie, allo stato attuale, considerando i conti in profondo rosso della partecipata ma anche la mole di corse saltate tra bus, metro e ferrovie concesse. Senza contare il referendum (consultivo) promosso dai Radicali. Ma diversi ambienti del M5S spingono per questa soluzione, convinti che allungando il contratto di servizio fino al 2024 l'azienda possa trarne benefici su diversi fronti, su quello finanziario - per le linee di credito attivate con le banche - e per il rapporto con i fornitori, che avrebbero maggiori garanzie sulla sopravvivenza di Atac nei prossimi sette-otto anni.

ALLARME STIPENDI
Resta, nell'immediato, il problema del cash flow, della liquidità in cassa. Gli uffici del Personale da domani inizieranno la procedura per saldare i salari di agosto. Ma le coperture finanziarie, nonostante le rassicurazioni ai sindacati, vanno ancora definite nel dettaglio.
 

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