Ama, i carabinieri indagano sulle anomalie degli impianti

Ama, i carabinieri indagano sulle anomalie degli impianti
di Michela Allegri
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Domenica 31 Luglio 2016, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 10:18
Fari puntati sui contratti, sulle autorizzazioni, sui costi sostenuti e sulle forniture del tritovagliatore di Rocca Cencia. Verifiche sull'atto notarile del 7 maggio 2016, con cui l'impianto è stato dato in affitto dalla Colari, azienda del ras dei rifiuti Manlio Cerroni, alla Gino Porcarelli srl. Accertamenti sui quantitativi di rifiuti trattati e prodotti. Nel mirino degli inquirenti, anche il contratto che prevedeva per l'Ama l'obbligo di conferire i rifiuti solidi urbani presso gli impianti di Cerroni, per un periodo di 10 anni, portato in consiglio di amministrazione dell'azienda capitolina nel 2012, ma non approvato. E, soprattutto, accertamenti sulle quantità e le qualità dei materiali prodotti dagli impianti di Trattamento meccanico biologico di Roma, due situati a Malagrotta e altri due di proprietà dell'Ama, e fino allo scorso giugno controllati proprio dall'assessore all'ambiente Paola Muraro. Un lungo elenco di «anomalie», come le ha definite l'attuale numero uno di Ama, Daniele Fortini, che il pm Alberto Galanti ha chiesto di verificare ai carabinieri del Noe. Nel frattempo, Cerroni è stato iscritto sul registro degli indagati per traffico illecito di rifiuti, accusa che gli era già stata contestata all'epoca del suo arresto, nel 2014, in un diverso procedimento. Iscritti con lui almeno altri sei tra funzionari e dirigenti della municipalizzata.

IL REGIME RIDOTTO
Proprio da quell'inchiesta, era emersa per la prima volta la problematica dei Tmb. Si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Massimo Battistini: «nel 2012, l'allora prefetto, Giuseppe Pecoraro, manda più volte i carabinieri a svolgere dei controlli nei due impianti di Malagrotta», di proprietà del ras dei rifiuti. L'esito delle verifiche è pesante. Il Tmb definito M1 funziona solo al 23 per cento del suo potenziale, quello M2 al 57 per cento. Si parla anche degli impianti dell'Ama. Per il giudice «la cosa interessante è vedere come, dei 4 impianti, i due di proprietà dell'Ama lavorano, rispettivamente, al 60% e a pieno regime, mentre i due di proprietà di Cerroni fino a poco tempo fa lavoravano uno al 60%, mentre l'altro era spento». Arriva il 2013. Esaurite le ultime proroghe, la discarica più grande d'Europa si avvia a chiusura. Dal primo ottobre non accetta più rifiuti, mentre gli impianti Tmb continuano a lavorare.

Cerroni ha un ultimo guizzo: invece di utilizzare terra e argilla, come sarebbe corretto, decide di ricoprire il terreno con la Fos prodotta dai suoi Tmb. Il problema è che «a Malagrotta non si produce Fos, ma Fod, ossia frazione organica digerita». E a dichiararlo agli inquirenti è il direttore tecnico dell'impianto. In sostanza, gli stabilimenti sono progettati «in modo da non consentire di produrre una Fos con le caratteristiche previste dalla legge». La stessa cosa, potrebbe essere avvenuta negli impianti dell'Ama, in via Salaria e a Rocca Cencia, dove l'assessore Muraro lavorava come consulente per conto della municipalizzata. Il suo compito era di verificare che venissero rispettate le normative internazionali in materia di smaltimento. Ed è per accertare se tutto è stato fatto nella regola che, ora, il pm ha ordinato il sequestro degli atti. Nel decreto eseguito dal Noe si legge che è necessario prendere presso la E. Giovi Srl (del gruppo Cerroni) i documenti relativi «alla Fos prodotta dai due Tmb di Malagrotta e conferiti nella discarica nel periodo che va dal 2009 al 2014», e anche quelli sui quantitativi di Fos provenienti da altri impianti.