Roma, Campidoglio: allarme del Tesoro, a rischio il percorso di rientro dal deficit

di Andrea Bassi
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Mercoledì 19 Ottobre 2016, 07:47

ROMA Il messaggi lanciati da Palazzo Chigi al sindaco di Roma Virginia Raggi, dopo l'incontro di ieri con il sottosegretario Claudio De Vincenti sono due. Il primo è che la decisione sul salario accessorio spetta soltanto al Comune di Roma. Il governo su questo tema non ha nessuna competenza e non intende mettere bocca. Non c'era necessità di anticipare all'esecutivo un piano sul quale non è previsto nessun passaggio formale con Palazzo Chigi e nemmeno con il Tesoro. Il Campidoglio, è la linea, governi adottando in piena libertà gli atti amministrativi di cui ha l'esclusiva responsabilità. Sul salario accessorio non c'è stato, perché non ci poteva essere, nessun avallo. Il secondo messaggio, forse, è meno rassicurante per la giunta Raggi. Se sul salario accessorio Palazzo Chigi e Tesoro non metteranno bocca, questo non vuol dire che non controlleranno con il massimo rigore a che punto è il piano di rientro dal debito concordato con il governo dalla giunta Marino.

GLI IMPEGNI
Il Campidoglio si era impegnato a ridurre di 437 milioni il buco nei conti, un extra deficit calcolato complessivamente in 550 milioni l'anno. A fronte di questo impegno, il governo ha assegnato a Roma un contributo di 110 milioni per chiudere completamente la voragine. De Vincenti ha invitato la giunta Raggi a discutere dell'andamento del piano di rientro del deficit nella sede «deputata», il tavolo interistituzionale di Palazzo Chigi, dove è presente anche il Tesoro con il sottosegretario Paola De Micheli. Ed è proprio qui, tuttavia, che la questione del salario accessorio potrebbe assumere una rilevanza anche per il ministero dell'Economia.

Che sulla vicenda nutre più di un dubbio. La questione è legata alla strada indicata dalla Raggi a De Vincenti, per recuperare i 350 milioni di premi e incentivi erogati indebitamente ai dipendenti capitolini dal 2008 al 2014. La legge prevede sostanzialmente due strade per farlo. La prima è quella di ridurre i futuri fondi del salario accessorio, abbassando di fatto anche le retribuzioni dei dipendenti. Era il sentiero sul quale si era incamminato il commissario straordinario Francesco Tronca. La seconda è ridurre strutturalmente la spesa del Comune su alcune voci, come quella del personale o quella degli affitti.

L'intenzione della Raggi sarebbe proprio quella di puntare sulla spending review. Ma, e qui sta la novità, utilizzando a tal fine le economie di spesa già previste nel piano di rientro del deficit predisposto dall'allora assessore al bilancio Silvia Scozzese. Il timore del Tesoro è che l'intenzione del Campidoglio non sia quella di incrementare i risparmi previsti da quel piano, ma di utilizzare la minore spesa già conteggiata nei 437 milioni per coprire anche il recupero delle somme erogate illegittimamente ai dipendenti e dare una veste di legalità allo sblocco del salario. Questo rischierebbe di aprire nuovi buchi nel bilancio del Comune, facendo aumentare il deficit strutturale. Non è l'unica questione che dovrà essere discussa al tavolo. L'altra riguarda il piano di dismissione delle partecipate «non strategiche», come Farmacap o le Assicurazioni di Roma. Alla base del contributo da 110 milioni c'era anche questo impegno, che tuttavia il Campidoglio sembra non voler più rispettare. La partita, insomma, è appena cominciata.