Gianpaolo Cuccari: «Con due click ho scoperto tutto, l'imbroglio era sul sito del Comune»

Gianpaolo Cuccari: «Con due click ho scoperto tutto, l'imbroglio era sul sito del Comune»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 4 Febbraio 2016, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Si chiama Gianpaolo Cuccari, 59 anni, è un normale cittadino che si occupa di ristrutturazioni d'interni. Un giorno si è collegato al sito del Comune ed ha scoperto che Roma Capitale incassa una miseria da un patrimonio immobiliare che potrebbe fruttare 360 milioni di euro all'anno. Ha impegnato molte ore del suo tempo libero a spulciare l'elenco di 24 mila alloggi («era tutto sul sito, chiunque poteva farlo»). Non ha creduto all'esito della sua indagine: in un appartamento su tre, anche in zone di pregio del centro storico, gli inquilini pagano 7,75 euro al mese. Nulla. Regalato. E altri 5.000 pagano meno di 50 euro al mese. Il 4 giugno Cuccari ha inviato un esposto alla procura della Repubblica e alla corte dei conti. Ancora non gli hanno risposto, ma ora il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca ha riaperto la pratica. «Speriamo sia la volta buona, perché questo è il patrimonio di tutti i romani».

Perché ha deciso di indagare sugli affitti scandalosamente bassi che il Comune fa pagare agli inquilini?
«Io non faccio politica, sono un comune cittadino, un giorno ho iniziato questa ricerca per interesse personale, per capire. Era tutto sul sito, ho stampato 400 pagine e mi sono divertito. Quando ho visto che c'erano case in centro affittate a 7,75 euro al mese ho capito che c'era qualcosa che non andava».

Secondo lei cosa non ha funzionato nella gestione del patrimonio immobiliare di Roma Capitale?
«Partiamo da un dato: in totale gli alloggi del Comune di Roma sono 60mila, mettendo insieme patrimonio disponibile e patrimonio indisponibile. Quest'ultimo è regolato da leggi precise, quindi non ci sono scuse per gli affitti troppo bassi. In totale, gli immobili di questa categoria sono 42 mila, ma sul sito ce ne sono 24 mila e sono quelli che ho controllato».

Cosa dice la legge per questi 24 mila appartamenti di edilizia residenziale, da destinare a famiglie bisognose?
«La legge regionale del 1987 metteva ordine nella materia per trovare alloggi a famiglie in difficoltà economica. Anche se è comunque discutibile avere usato palazzi storici, di grande valore, per l'edilizia agevolata».

In linea teorica, vendendoli, si potevano costruire molte case popolari. E valorizzando quel patrimonio aiutare molte più famiglie.
«Appunto. Comunque, la legge prevede dei requisiti (lo stato di necessità della famiglia) e indica i canoni di locazione, a partire da 15 mila lire al mese. Però la legge dice che ogni anno ci sia l'adeguamento all'indice Istat degli affitti. Stando ai dati sul sito, non è stato fatto: il 29 per cento di quei 24 mila alloggi ha un canone di 7,75 euro, l'equivalente di 15mila lire. Non solo: nessuno, in questi anni, ha mai svolto controlli. Non sappiamo chi abiti realmente in quegli appartamenti».

Con quali conseguenze?
«In trent'anni le condizioni economiche di una famiglia cambiano. Ggli inquilini hanno ancora condizioni economiche tali da giustificare affitti così bassi? Che senso ha far pagare in centro a Roma 7,75 euro al mese? Questo è il patrimonio di tutti i romani, perché questi sprechi? Spero che Tronca non si fermi solo ai 570 alloggi del centro storico di cui sta parlando ora, il problema è più vasto. Tra l'altro, nei 24 mila ci sono anche locali affittati a ristoranti per cifre irrisorie, perché? Nessuno vuole cacciare chi ha problemi... Ma perché il Comune aumenta le rette degli asili ma fa pagare affitti bassissimi a pochi privilegiati? E poi c'è il caso del patrimonio disponibile: associazioni, sedi di partito, benzinai che pagano affitti risibili. O ancora: l'ambasciata che se la cava con 300 euro l'anno».

Quanto vale questa gestione poco oculata - eufemismo - del patrimonio immobiliare?
«Ipotizziamo di fissare un canone di locazione medio più credibile per una città come Roma, 500 euro al mese: significherebbe incassare 360 milioni di euro all'anno».