Roma, picchiano tre minorenni che erano nel posto sbagliato: 4 poliziotti sotto accusa

La procura ha chiesto il rinvio a giudizio degli agenti: erano andati alla stazione metro Cornelia per sedare una rissa tra stranieri ma hanno trovato dei 16enni. Poi le violenze

Roma, picchiano tre minorenni che erano nel posto sbagliato: 4 poliziotti sotto accusa
di Michela Allegri
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Giovedì 12 Ottobre 2023, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 08:44

Un'aggressione immotivata, gratuita. E a metterla in atto, secondo la Procura, sono stati tre poliziotti, mentre un quarto agente, che era insieme a loro, ha mentito agli investigatori che cercavano di ricostruire i fatti. Le vittime del pestaggio, avvenuto il 9 giugno 2022, sono tre ragazzini di 16 anni. Si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato: in via Cornelia, vicino alla stazione della metropolitana. Gli agenti erano stati chiamati per sedare una rissa tra sudamericani, ma quando sono arrivati hanno trovato solo gli adolescenti. E se la sarebbero presa con loro. Adesso rischiano di finire a processo: il pm Carlo Villani ha firmato una richiesta di rinvio a giudizio a loro carico. Le accuse sono lesioni, abuso d'ufficio e, a carico del quarto poliziotto, c'è l'ipotesi di depistaggio.

I FATTI

È poco prima di mezzanotte quando la centrale operativa di polizia avvisa una volante di intervenire per sedare una rissa fra sudamericani alla stazione Cornelia. Quando gli agenti arrivano sul posto trovano solo un gruppo di ragazzini che sta giocando con un carrello della spesa. A quel punto, iniziano schiaffi e spintoni.

Nel capo di imputazione si legge che tre agenti, «intenzionalmente cagionavano ai minori un danno ingiusto». Da qui la prima accusa: quella di abuso d'ufficio. Poi ci sono le lesioni. Una delle vittime ha riportato «cervicalgia, escoriazioni, contusione e distorsione del gomito e del collo, ustione da attrito».

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La seconda, invece, contusioni, «ferita del labbro, contusione della parte toracica». Un ragazzino ha raccontato che uno degli agenti lo ha colpito con un forte schiaffo al volto, l'ha afferrato per il polso e l'ha spinto verso il muro. Poi, mettendogli il braccio dietro la schiena, lo ha sbattuto sul cofano dell'auto di servizio. Un altro sedicenne sarebbe stato schiaffeggiato e il terzo strattonato. Un imputato deve rispondere anche di danneggiamento per avere distrutto il cellulare di uno dei ragazzini, che stava cercando di chiamare i genitori: glielo aveva strappato di mano, gettandolo poi in terra e schiacciandolo con una scarpa. A incastrare i poliziotti, i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona.
Il quarto poliziotto è accusato di depistaggio. Faceva parte della pattuglia, non ha partecipato al pestaggio, ma, sentito come testimone, «affermava il falso, negava il vero e taceva, in tutto o in parte, ciò che sapeva intorno ai fatti», annota il pm nel capo di imputazione. Ascoltato dalla polizia giudiziaria, aveva mostrato «un atteggiamento reticente», si legge negli atti. Quando gli era stato chiesto se qualcuno degli agenti avesse colpito con schiaffi le vittime, «forniva una risposta del tutto inverosimile, sostenendo di non aver visto nulla». Aveva detto: «Non ho visto niente, perché ognuno di noi era impegnato con un gruppetto di quei giovani».

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IL COLLEGA

Fondamentali per le indagini, le dichiarazioni di un collega degli imputati. Aveva iniziato il turno notturno dopo l'aggressione: «Attorno all'una circa, se non ricordo male, mentre mi trovavo in circonvallazione Cornelia, dove ero giunto per una segnalazione di una persona gravemente ferita, venivo avvicinato da una vettura con all'interno un uomo che si qualificava come collega e mi chiedeva cortesemente di scendere dalla vettura di servizio per avere delle informazioni». Era il padre di una delle vittime, «visibilmente agitato, lamentava il fatto che poco prima, nelle vicinanze, un equipaggio di una volante aveva fermato e aggredito suo figlio. Trattandosi di inizio turno ed essendo completamente all'oscuro di tutto, rimasi spiazzato». L'agente, però, nei giorni successivi ha iniziato a fare accertamenti e ha chiesto spiegazioni ai colleghi: «Uno di loro mi ha detto che si era imbattuto in un gruppo di giovani che si trovava nei pressi del luogo in cui era stata segnalata una rissa, al quale si era rivolto invitandoli ad andarsene per evitare che potessero essere a loro volta coinvolti in qualche situazione pericolosa. Riferiva che i giovani si erano rivolti nei loro confronti in modo irrispettoso e ostile. Mi riferiva di aver tirato uno scappellotto ad uno dei ragazzi». Dalle indagini è poi emerso altro.
 

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