Incendio a Malagrotta, si indaga per rogo doloso. È caccia al sabotatore: nessuno ha dato l'allarme

Faro della Procura sulla vigilanza interna: la chiamata al 112 è arrivata da un residente

Incendio a Malagrotta, si indaga per rogo doloso. È caccia al sabotatore: nessuno ha dato l'allarme
di Valeria Di Corrado e Camilla Mozzetti
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Giovedì 28 Dicembre 2023, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 06:12

Sul rogo scoppiato la vigilia di Natale al Tmb1 di Malagrotta, a 18 mesi da quello avvenuto al Tmb2 dello stesso sito, la Procura di Roma indaga per incendio doloso. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, punta a chiarire chi o cosa abbia innescato le fiamme che in poche ore hanno avvolto il capannone di 14 mila metri quadri dove l'Ama ogni giorno portava circa 650 tonnellate di rifiuti indifferenziati destinati al trattamento meccanico-biologico. Il sospetto è che ci sia stato un sabotatore interno che ha "soffiato sul fuoco", conoscendo i punti deboli dell'impianto. Esattamente come avevano ipotizzato i pm Luigia Spinelli e Carlo Villani per i due roghi divampati, a distanza di tre mesi l'uno dall'altro, nei Tmb di Ama in via Salaria e in via di Rocca Cencia, da allora chiusi: «L'unica ipotesi da ritenersi maggiormente plausibile è che l'incendio possa aver avuto origine da un'azione dolosa posta in essere da qualcuno che conosceva bene i luoghi». Solo che, non riuscendo a risalire agli autori, entrambe le indagini sono state archiviate dal gip.

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L'ALLARME DA UN RESIDENTE

I sospetti di una pista dolosa interna per l'incendio di Malagrotta sarebbero avvalorati dal fatto che la prima chiamata al 112 è arrivata alle 15,19 del 24 dicembre da un residente di via Casal Lombroso. È vero che a quell'ora l'impianto era chiuso, ma suona strano che nessuno degli uomini della vigilanza interna si sia accorto che il deposito era in fiamme.

La polizia e i vigili del fuoco hanno sequestrato ieri l'area danneggiata e almeno tre telecamere di videosorveglianza. Una di queste è stata trovata a terra, quindi difficilmente potrà restituire immagini utili: gli investigatori dovranno chiarire se sia stata volontariamente staccata dalla parete per evitare di riprendere gli eventuali responsabili del rogo, se si trovasse già in quella posizione prima o se siano state le fiamme a farla cadere. Il fascicolo è stato affidato allo stesso magistrato che indaga sul primo incendio avvenuto a Malagrotta, nel Tmb2. Il pm Rosalia Affinito condurrà un'unica inchiesta, proprio perché l'ipotesi è che la matrice possa essere la stessa. Il 15 giugno 2022 non si attivò il sistema antincendio.

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Malfunzionamento che si sarebbe reiterato anche questa volta, visto che in presenza di circa 40 tonnellate di rifiuti le fiamme si sono propagate con facilità.
Anche per il rogo divampato all'alba dell'11 dicembre 2018 al Tmb Ama di via Salaria 987, emerse «l'assoluta inadeguatezza dell'impianto antincendio, nonché il ritardo del personale di vigilanza ad accorgersi dell'incendio e a richiedere l'intervento dei vigili del fuoco». In quel caso era stata addirittura staccato l'apparato di videosorveglianza, 3-4 giorni prima. Per le fiamme esplose al Tmb di Rocca Cencia, il 24 marzo 2019, era stata esclusa dagli inquirenti l'ipotesi della autocombustione o del corto circuito. «Il soggetto che ha materialmente appiccato il fuoco - spiegavano i pm nelle loro conclusioni - era a conoscenza della dislocazione dei locali, scegliendo proprio il punto nevralgico dello stabilimento», collocato vicino alla sala di controllo, guarda caso «priva della prevista vigilanza al momento dello scoppio dell'incendio». «Quanto al movente dell'atto criminale, questo sarebbe riconducibile a interessi economici legati al trattamento e smaltimento dei rifiuti», precisavano i magistrati. Venerdì intanto è stato convocato il comitato per l'ordine e la sicurezza. Primo punto all'ordine del giorno, l'ultimo rogo di Malagrotta.

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