Terremoto, ad Amatrice la minoranza
consiliare denuncia: la ricostruzione
frutto delle scelte di poche persone

Terremoto, ad Amatrice la minoranza consiliare denuncia: la ricostruzione frutto delle scelte di poche persone
di Alessandra Lancia
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 13:00
RIETI - Rebus Amatrice, dallo slogan «dov’era-com’era» all’interrogativo: dove e come sarà? A chiederselo e a chiederlo pubblicamente e con forza è il consigliere comunale Stefano Pompei, capogruppo di minoranza.
«C’è un paese intero da ricostruire - spiega Pompei - e sono state già fatte scelte decisive sia per quel che riguarda le edificazioni formalmente provvisorie, che poi tanto provvisorie non saranno, che per opere già definitive. Tutto questo senza una visione generale delle cose e senza il benché minimo processo di condivisione, non solo con la minoranza consiliare ma neppure con la popolazione. E la cosa grave è che quando abbiamo posto il problema ci è stato risposto che in questo momento altre sono le priorità».

Eppure è stata già programmata la ricostruzione definitiva delle scuole, della scuola-albergo, della Casa della montagna, del cinema-teatro. Per non dire dell’ospedale Grifoni.
«Esatto. E’ la prassi è sempre la stessa: si porta la decisione già presa e confezionata in consiglio comunale e ogni volta è un prendere o lasciare, senza nessun passaggio in commissione urbanistica, senza alcuna possibilità di entrare nel merito. L’ospedale, poi, è un tema a parte: come minoranza avevamo presentato un’interrogazione nella quale chiedevamo di valutare la proposta dei sindaci della Valle di spostarlo a Torrita. Sono passati mesi, non c’è stato verso di avere una risposta. Ci fu detto che rifare il Grifoni dov’era era la soluzione più rapida, così da avviare il cantiere entro l’anno e rispettare la tabella di marcia dettata dal governo tedesco, cofinanziatore dell’opera. Ma in realtà la demolizione del vecchio sito si è rivelata assai più problematica del previsto e poi c’è il vincolo della chiesetta. Questo significa che andremo a ricostruire un ospedale intorno a una vecchia chiesa: non so’ quanta lungimiranza ci sia in questa scelta. La verità è che l’ospedale deve servire ai malati, e per essere più facilmente raggiungibile da tutti deve stare sulla Salaria».

Dal punto di vista urbanistico qual è la situazione del comune di Amatrice?
«E’ ancora in vigore il vecchio piano regolatore del 1978. Già da prima del terremoto era in itinere una variante puntuale, che crediamo però che ora sia stata scavalcata dagli eventi. Immaginavamo che data l’eccezionalità della situazione, e considerata anche l’insperata presenza di risorse finanziarie il discorso si sarebbe rivisto e ampliato. Credevamo fosse un processo ineludibile eppure, a distanza di 16 mesi dal sisma, non riusciamo a trovare alcuna forma di comunicazione con l’amministrazione comunale. Abbiamo appreso dalla stampa di studi in corso per una nuova pianificazione urbanistica nel centro e della realizzazione di un plastico per presentare il nuovo paese. Ma di che tipo di studi si tratti lo sapremo forse quando arriveranno in consiglio. Non lo sappiamo noi e non lo sa neanche la cittadinanza. L’amministrazione è convinta che quest’opera di pianificazione vada rinviata, ma questo è folle. Tutto quello che si sta facendo, anche di provvisorio, inciderà sul futuro assetto del paese. Pensate soltanto ai villaggetti delle sae: capisco che certe decisioni siano state prese sull’onda dell’emergenza ma se fossero state condivise sarebbe stato meglio per tutti».

Difficile pensare alla condivisione, con la campagna elettorale già iniziata e il sindaco Pirozzi in campo addirittura per la presidenza della Regione.
«Il rischio di strumentalizzazione è altissimo, e in una fase di grande fragilità del sistema – conclude Pompei – C’è una vita da reinventarsi nelle sae, ci sono problemi enormi sul fronte della viabilità. Di tutto c’era bisogno meno che di una campagna elettorale permanente».
 
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