«Cadono le bombe, il negozio è chiuso e vivo in casa»: reatino da dieci anni a Tel Aviv racconta la sua scelta di restare in Israele

«Cadono le bombe, il negozio è chiuso e vivo in casa»: reatino da dieci anni a Tel Aviv racconta la sua scelta di restare in Israele
di Raffaella Di Claudio
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 00:20

RIETIAriel e Eithan si sentono parlottare in sottofondo. Per distrarli il papà li ha portati a fare una passeggiata e a comprare alcune cose che mancavano in casa, al supermercato. Eithan ha due anni e non capisce bene perché ogni tanto suonano le sirene, Ariel, invece, ne ha 5, a scuola le è già capitato di fare esercitazioni e sa che quando lanciano i razzi bisogna andare nel rifugio. A Kfar Saba, centro a nord di Tel Aviv sono quasi le 10 del mattino e all’altro capo del telefono c’è Tiziano Mosa. Ha 40 anni e da 10 vive con sua moglie Sivan, la figlia Ariel e il piccolo Eithan in Israele.

Ha lasciato la sua casa di Vacone, in Sabina, luogo scoperto grazie ai genitori che pur vivendo a Roma hanno sempre amato la provincia di Rieti, prima trascorrendo le vacanze nella casa di Torri in Sabina, poi in quella di Vacone. Il fratello Emiliano vive nel comune di Montasola dove è stato eletto consigliere comunale. 

I contatti. «In questi giorni da casa mi chiamano spesso – confida Tiziano – Mia mamma ogni mattina è la prima a inviarmi un messaggio di buongiorno per sapere come è andata la notte e come stiamo. Poi sia lei sia papà, e anche i miei fratelli mi telefonano più volte al giorno. Sono particolarmente in pena e io di solito cerco di minimizzare, ma ora, nonostante vengano spesso a trovarci e conoscano la situazione, sono più spaventati». Questa volta anche amici, parenti e conoscenti chiedono frequentemente di lui. La guerra scatenata dall’attacco di Hamas di sabato scorso ha messo tutti in allarme. «Ci sono state altre schermaglie con Hamas, anche nel 2008 e nel 2009», racconta Tiziano che a convivere con il rischio ha fatto il callo. «Ma con i bambini – confessa - è tutto diverso. Le paure quando sei padre sono accentuate e sei in un vortice di emozioni: prima c’è la rabbia, poi cominci a pensare al futuro, a come poter uscire da questa situazione». 

La vita in Israele. Tiziano e la moglie sono titolari di un negozio di abbigliamento vintage situato all’interno del centro commerciale Dizengoff Center di Tel Aviv. «Adesso – continua – è chiuso, al pari delle scuole, e solo ieri (lunedì, ndr) sono potuto andare a riprendere la merce che avevo utilizzato per la fiera di Sukkot, che sabato è stata annullata perché era vietata l’aggregazione di più di 50 persone, come tutt’ora.

Nel centro commerciale adesso è stato allestito un centro raccolta di cibo, vestiti, raccolta sangue per soldati e sfollati e hanno installato dei giochi gonfiabili per i bambini».

Ieri la situazione era abbastanza tranquilla, ma in linea di massima le giornate si trascorrono in casa, che resta il luogo più sicuro. «Le sirene non suonano da due giorni e la notte è andata bene – dice Tiziano – Ma per vie traverse ci arrivano tante storie raccapriccianti. Abbiamo nipoti nell’esercito, conoscenti che erano al rave nel deserto, come un ragazzo che ha lavorato con me e si è salvato solo perché è andato via qualche ora prima. Un amico di mio nipote, invece, è morto e lo abbiamo riconosciuto dalle immagini perché aveva indosso una camicia comprata nel mio negozio. Nessuno si aspettava una cosa del genere, neanche il Governo». 

Voglia di tornare, la decisione di restare. Ed è inevitabile avere sentimenti contrastanti. «Con mia moglie abbiamo pure pensato di prendere un volo e tornare anche solo per qualche giorno in Italia – ammette – ma poi comprendiamo che la nostra vita è qui e vogliamo restare. Di sicuro, è stato un anno difficile, ma partire significherebbe ricominciare da capo e non possiamo permetterci un salto nel vuoto».

Poi la vita in Israele a loro piace. «Nonostante tutto – spiega - questo è un paese sicuro, i bambini si trovano bene e anche noi perché la qualità della vita è buona. Nella quotidianità non mi sento in pericolo, è solo che quando accadono questi attacchi si scatenato tanti pensieri che, avendo due figli, credo siano normali perché per loro vorresti l’ambiente più pacifico e sereno del mondo». E allora Tiziano riparte da lì, dalla quotidianità. Aggancia il telefono e riprende la passeggiata con Ariel e Eithan che saltellano per la strada, bisticciano e mangiano biscotti al cioccolato. Nonostante tutto.

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