Vacone, dagli scavi riemerge
una villa romana
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Martedì 5 Agosto 2014, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 10:58

VACONE - Una villa romana che sta riemergendo tra gli uliveti di Vacone. Si tratta dell'ennesima scoperta archeologica nel Reatino, che sta venendo alla luce con il coordinamento del funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, con delega per Rieti, Giovanna Alvino, attraverso la teza campagna di scavi della Rutgers University Neawark del New Jersey, sotto la guida del direttore del progetto, Gary D. Farney, del direttore sul campo, Dylan Bloy e del direttore di sito, Giulia Masci.

La villa, che sembra essere stata in uso tra il I secolo a.C.

e il II secolo d.C., conserva intatti mosaici pavimentali con geometrie policrome che non trovano confronto negli altri siti del territorio e intonaci decorati ancora collocati sulle pareti. Lo spazio abitativo, su un terrazzamento artificiale del Monte Cosce, è delimitato a valle da un criptoportico, una sorta di magazzino al coperto, sul quale doveva sorgere un portico che offriva agli abitanti della casa una vista panoramica sulla valle sottostante. Dal portico, si accedeva a stanze decorate, adibite all'accoglienza degli ospiti, mentre dietro dovevano estendersi gli ambienti più privati, che ancora non sono stati scavati. A monte, l'area è delimitata da una cisterna per la raccolta dell'acqua. Sul terrazzamento superiore, quella che sembra essere un'antica «terma», ha lasciato ha lasciato il posto, in una successiva fase di vita della villa, a un'area produttiva per la spremitura delle olive: due torchi e le vasche di decantazione sono ancora oggi visibili.

Lo scavo è anche un'occasione di studio e di apprendimento per ragazzi provenienti da ogni parte degli Stati Uniti: quest'anno, si è raggiunta la cifra record di 40 partecipanti tra studenti e staff, che possono contare sul sostegno del sindaco di Vacone, Roberto Renzi, e sull'interesse di tutti gli abitanti del paese. La villa di Vacone promette di svelare ancora numerose sorprese e si auspica si possa un giorno anche dare un nome al proprietario, che fece realizzare mosaici e decori e che la tradizione vuole da sempre identificare con Orazio, al punto da indurre qualcuno a realizzare iscrizioni false a suo nome e a nasconderle nel terreno del sito auspicando, così, di convincere i ricercatori.

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