LA CRONISTORIA
Come si ricorderà, ci si era lasciati a fine ottobre con il salvataggio in extremis della Sabina Universitas da parte dei soci rimasti dopo settimane al cardiopalma e solo per effetto della decisione della Provincia di restare e apportare la sede dei Geometri e soprattutto per la scelta, anche questa molto sofferta, della Fondazione Varrone di mantenere la sua partecipazione nella società. Ma quella scelta non fu esattamente una cambiale firmata in bianco: il permanere nella compagine sociale fu infatti esplicitamente subordinato dalla Fondazione non solo con la riconferma della presenza degli altri soci nel consorzio universitario, ma anche da una sorta di due diligence sulla situazione finanziaria della Sabina Universitas (proprio a partire dall'apporto di ciascun socio) e da un'attenta ricognizione del piano dell'offerta formativa. La presidente Mariella Cari dettò anche un termine ultimo per queste verifiche, il 28 febbraio. E in questi mesi, a fari spenti, a questo si è lavorato, fino alla decisione maturata nel consiglio di indirizzo riunitosi nei giorni scorsi. Dunque, la Fondazione resta – nonostante nel frattempo sia uscito dal polo universitario il Consorzio del Nucleo Industriale e in modo non pacifico – ma impegnando un volume di spesa dato, oltre il quale non andrà, anche per non pregiudicare il sostegno della Fondazione ad altri settori di sua competenza.
PALLA AL CONSORZIO
Ora la palla passa al Consorzio, ma già il 31 gennaio, partecipando alla presentazione dello studentato Ater di via della Verduta, il presidente Maurizio Chiarinelli aveva lanciato una serie di messaggi neanche troppo in codice ai soci, perché facessero la loro parte con generosità e responsabilità per lo sviluppo della Sabina Universitas, anche alla luce di nuovi corsi in rampa di lancio (quello di Ingegneria sostenibile in lingua inglese, ma anche altri corsi in materia sanitaria in collaborazione con la Asl). La Fondazione la sua parte l'ha fissata: ora tocca al Consorzio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA