Rieti, proposte, idee e obiettivi
dei cinque candidati sindaco
nel forum del Messaggero / Foto

I cinque candidati-sindaco a Rieti (Foto Cosentino)
di Alessandra Lancia
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Domenica 28 Maggio 2017, 01:06

RIETI - Lodovica Rando in tshirt gialla del M5S, con marito e figlio piccolo al seguito, Simone Petrangeli in giacca ma senza cravatta, con papà Olindo che in fondo alla sala non si perde una battuta, Antonio Cicchetti col doppio petto d’ordinanza, e con lui c’è il figlio Mario che lo affianca da sempre, Giosué Calabrese in giacca e camicia, tiratissimo, Massimo D’Angeli in camicia nera e croce celtica al collo. Tra i cinque in corsa per diventare sindaco, riuniti da Il Messaggero nel salotto buono di Palazzo Dosi per gentilissima concessione della Sabina Universitas, freddezza e fair play. Fissate le coordinate dell’incontro - niente domande concordate, nessuna inserzione pubblicitaria richiesta o ammessa, pari condizioni per tutti ma con la libertà dei cronisti di rimbeccare e richiamare al tema - il dibattito inizia.
 

 

CENTRO STORICO E ZTL
E comincia dal centro storico e dalla ztl. Netto Massimo D’Angeli: «Siamo per l’abolizione della ztl. In via Garibaldi sono chiuse tante attività, se manca anche il traffico la zona muore e si deve cambiare rotta. Oltre a questo, puntiamo sulle piste ciclabili come collegamento tra periferie e centro».
Mobilità alternativa centrale anche per Simone Petrangeli: «La ztl è un pezzo delle politiche della mobilità e crediamo sia giusto proseguire nel nostro cammino: pedonalizzare la parte centrale con una gestione limitata del traffico. E’ possibile pensare a modifiche, ma senza stravolgere l’idea di fondo. Abbiamo aggiornato il piano urbano del traffico lavorando su un sistema di mobilità integrato, con le ciclabili non più viste solo come luogo di passeggio ma come vie di comunicazione tra quartieri».
Tesi rigettata da Antonio Cicchetti: «Oltre alla crisi, la ztl ha massacrato il commercio. La chiusura va bene se c’è incompatibilità tra pedoni e auto, ma recingere il vuoto è inutile. Non servono paragoni con altre città perché qui la soluzione della bici non è praticabile. Serve riaprire via Garibaldi per intero, fino alle Poste. I provvedimenti che creano problemi vanno rivisti, anche in via sperimentale».
Guarda al cambiamento anche Giosuè Calabrese: «Se un provvedimento fa innervosire i cittadini, vuol dire o che è sbagliato tecnicamente, o che è stato spiegato male. Il piano del traffico cittadino ha un deficit che va colmato. Il problema va affrontato globalmente, depotenziando il carico di traffico, rivedendo le vie di collegamento e avviando provvedimenti concreti. Tra le mie proposte c’è un sottopasso meccanizzato tra il parcheggio coperto e piazza del Comune, un’area di sosta nella zona annonaria con un ponte che di collegamento con l’area della palazzina della bonifica. Poi serve un’analisi della situazione con tecnici che analizzino i flussi di traffico».
Di modifica condivisa parla Lodovica Rando: «Tutto il centro storico ha bisogno di un rilancio e servono misure per ridargli vita. Nel corso degli ultimi anni si è andato spopolando a causa della crisi economica, ma anche del terremoto. Una modifica della «tl, potrebbe anche contribuire a ridare vita alla zona del centro storico, ma dobbiamo deciderla tutti insieme».

IL TERMINILLO
Dal centro alla montagna, Terminillo. Con l’operazione Terminillo stazione montana che sembra a un passo dall’approvazione poi come si procede, con il Consorzio o con il Parco? «Auspichiamo l’approvazione di Tsm e ci siamo politicamente impegnati a portare anche il Comune di Rieti nel Consorzio Smile», dice Cicchetti.
Favorevole al Consorzio anche D’Angeli mentre Petrangeli punta piuttosto sul Parco: «La nostra montagna deve vivere 365 giorni l’anno. La stagione invernale funziona da locomotiva ma deve esserci anche il resto. Aspettiamo anche noi l’approvazione di Tsm, con le opportune modifiche sopraggiunte e su quello lavoreremo ma crediamo che lo strumento di gestione più appropriato sia quello del Parco naturale: i vincoli d’altronde già li abbiamo, quello che ci manca è un organismo in grado di gestire il tutto con un piano d’assetto perché non siamo certo contrari allo sviluppo».
Anche Lodovica Rando propende per il Parco, «in un ottica di valorizzazione della montagna a tutto tondo. Terminillo è il nostro fiore all’occhiello: cercheremo di valorizzarlo a partire dal confronto con gli operatori e con chi ci vive».
A Calabrese la dicotomia Consorzio-Parco sta stretta: «E’ una radicalizzazione dello scontro che non aiuta. Non sono contrario a una logica consortile né a quella del Parco purché questo sia uno strumento per fare. Proviamo a fare sintesi e iniziamo col nominare un direttore di stazione con gli attributi che sappia destagionalizzare l’offerta. E aspettando gli impianti di Tsm, se e quando la Regione si degnerà di approvarli, ma intanto ho raccolto la disponibilità dell’attuale gestore degli impianti a promuovere anche altri sport oltre allo sci».

LE INCOMPIUTE
Dalla visione alla dura realtà dell’oggi, vedi piscina della Provincia incompiuta, piste da fondo (anche quelle della Provincia) dimenticate, strada della Vallonina chiusa per pericolo frane, campo d’altura (del Comune) incompiuto anche quello e sottoutilizzato.
«Io sono per la riapertura della Vallonina. Anche la piscina e il campo di calcio vanno aperti per portare turismo - dice D’Angeli - Come Comune riprenderei in gestione il campo d’altura impiegando precari».
«Per prima cosa c’è da completare il sottopasso tra Tre Faggi e Pian de’Valli - dice Petrangeli - sulla piscina c’è l’impegno della Provincia a concludere i lavori e c’è un progetto finanziato dal Miur a tre scuole reatine per farne un laboratorio territoriale. Il campo d’altura va ultimato ma lì bisogna costruire una collaborazione con chi gestisce l’impianto aperto, anche in project financing. Quanto alla Vallonina anche per me va riaperta ma bisogna superare i pareri geologici e considerare che c’è un rischio per l’incolumità pubblica. Credo che comuni di Rieti e Leonessa e Provincia debbano lavorare insieme per trovare una soluzione».
«La Vallonina - dice la Rando - va riaperta, magari dopo essere stata messa in sicurezza. Costa molto? Si può procedere a step. La piscina per me continua ad essere veramente un mistero, non solo sul senso di un simile impianto lì ma anche su quanto è costata. Forse una bella indagine non guasterebbe. Il problema è che la Provincia praticamente non esiste più e non si sa con chi ci si debba rapportare. Il campo d’altura è un vero gioiello: il Comune dovrebbe riprenderne la gestione per valorizzarlo al massimo».
«Sul Terminillo Rieti si deve giocare il suo ruolo di riferimento d’area vasta, al di là dei confini e delle competenze - premette Calabrese - le incompiute vanno ultimate e messe a sistema ma bisogna recuperare che il centro medico per la cura dell’asma bronchiale che ideammo col professor Ciappi. Quella è un’altra opportunità. E sulla Vallonina io sono per l’apertura: bisogna avere le palle per dire che pericoli non ce ne sono e che la strada tra Leonessa e Rieti deve rimanere aperta perché i due Comuni debbono marciare insieme».
Anche Cicchetti propone il recupero del centro del respiro, «finanziato ma mai avviato, e chissà che fine avranno fatto gli arredi». Cicchetti chiede anche la riapertura del Palazzo del Turismo (alla Regione). «Quanto alla piscina si apra quanto prima, ma se qualcuno ha sbagliato, per esempio nella progettazione, beh, è giusto che paghi. E intanto si metta al sicuro dalle incursioni dei vandali, perché quello è un cantiere aperto». Altro bene recuperabile «magari in comodato dal Comune di Roma che ne è proprietario, è l’Albergo del governatorato, un vero gioiello architettonico. E sul campo d’altura si torni alle origini: fu realizzato d’intesa con il Coni. La Vallonina poi va riaperta e subito, anche con un atto di forza».

TEATRO E CULTURA
Il dibattito torna poi a valle, chiedendo conto dei piani su Teatro (avviato alla esternalizzazione e anch’esso con incompiute da completare) e museo civico, troppo spesso chiuso quando dovrebbe essere aperto.
«Per noi i siti culturali sono decisivi ma dobbiamo fare i conti con la carenza di risorse e di personale, i cui turni di lavoro non coincidono con le necessità per esempio del museo - dice Petrangeli - Serve il coinvolgimento degli operatori culturali. Sul teatro non vogliamo privatizzare ma servono operatori che cogestiscano la struttura col Comune. Il pubblico ormai da solo non ce la fa più».
«Come M5S siamo contrari a ogni privatizzazione - dice la Rando - se servono fondi per far funzionare il Teatro si può sì aprire a investimenti privati ma con cautela. Serve poi un bravo direttore artistico che lo gestisca bene, nel rispetto della sua vocazione originale. Il museo civico va tenuto aperto, organizzando il personale di conseguenza».
«Assolutamente contrario alla privatizzazione del teatro - dice Calabrese - E’ il cuore della cultura della città, non può essere messo in mano ai privati. Piuttosto che si rimetta a disposizione della città con stagione ad alto livello: serve un buon direttore artistico e bisogna filtrare l’accesso. Il teatro non può essere dato a tutti. Il museo civico va tenuto aperto. Di più aggiungo la proposta di candidare Rieti a città laziale della cultura: c’è un bando regionale aperto, proviamoci. Matera ha ricevuto benefici enormi». «In città ci sono molti beni culturali in condizioni pietose: Villa Ponam, l’Ospedale vecchio, dove pure sono stati spesi molti soldi quando doveva ospitare l’Alberghiero. E il teatro va tenuto aperto: è un gioiello raro, non si può sciupare quella bellezza. Stesso discorso per i musei: non possono stare chiusi a Pasqua. Il personale non provvede? Si faccia con il volontariato cittadino», spiega Cicchetti.
Tranchant D’Angeli: «Teatro, musei, non è stato fatto nulla. Tornino al Comune».

EX ZUCCHERIFICIO E AREE INDUSTRIALI
Sul destino dello Zuccherificio il discorso si fa scivoloso. «Diciamo no a nuovi centri commerciali, Rieti ne ha già abbastanza - dice la Rando - piuttosto bisogna sedersi con i proprietari e capire cosa possiamo fare che sia utile anche per i cittadini e in una visione europea della città».
«Zuccherificio, Montecatini e Snia vanno considerati come un unicum, il loro recupero deve seguire una visione globale: solo così Rieti può avere un respiro europeo - dice Calabrese - Dobbiamo realizzare un plastico che serva al mondo: se ci limitiamo a ragionare a stralci facciamo qualcosa che serve a qualcuno ma non serve alla città. Il recupero va visto in linea con il centro storico, cominciando con l’eliminare quell’obbrobrio che è il passaggio a livello».
«Chiaro che quello che fu votato dal consiglio comunale nel 2002 oggi va rivalutato alla luce dell’esistente - premette Cicchetti - all’epoca non c’erano 24 centri commerciali. Quindi, posto che espropriare non si può, si discute con i privati ma la storia del centro commerciale che mi si vuole imputare non credo sia il destino di quell’area. Il futuro va ridiscusso con i proprietari e anche rivedendo il prg».
«Fin qui sullo Zuccherificio solo chiacchiere - dice D’Angeli - l’unica è mettersi d’accordo con i privati, poi si può ragionare di progetti per la città».
«Tra le aree ex industriali lo Zuccherificio è quella che potrebbe partire subito - dice Petrangeli - il tema è coniugare gli interessi del privato con quelli della città, utilizzando tutti gli strumenti urbanistici a disposizione, anche i più innovativi. Bisogna trovare una giusta mediazione con i privati e superare la dicotomia residenze-commerciale. Sfidiamo Coop Centro Italia a fare un ragionamento diverso da quello fatto finora. C’è il prg, ora ci sono anche i ppa, ma si può pensare anche a un accordo di programma per una nuova mediazione tra pubblico-privato. Capiamo che vanno mobilitate molte risorse di investitori non della città ma anche su questo Coop Centro Italia potrebbe fare uno sforzo e valutare se c’è la possibilità di convogliare altri investimenti e quindi fare un’operazione che non sia solo di carattere commerciale».

OLTRE LO ZUCCHERIFICIO
Altro discorso per Snia e Montecatini: «Priorità assoluta alle bonifiche, perché c’è un problema di salute dei cittadini - dice Calabrese - Poi fare buon uso dello studio Next Snia, per un rapido riuso di quell’area, superando la logica commerciale-residenziale. Bisogna pensare a altro. Lo sforzo da fare è quello di presentare quelle aree al mondo, coinvolgendo le migliori intelligenze della città».
«Il recupero lo immagino non tutto e subito ma cadenzato. E nel riuso non escluderei l’abitativo - dice Cicchetti - Diffidiamo delle aree a una sola vocazione: poi i tempi cambiano, le fortune appassiscono. Serve semmai una vocazione multipla, che contempli anche la vocazione produttiva. Per la Montecatini serve un’azione di forza per la bonifica: pirite affiorante vicino a un parco pubblico non si può tollerare oltre. Accordarsi con i privati va bene ma anche mostrare il volto duro, quando necessario».
«Per noi vanno create strutture per la nettezza urbana per dare lavoro ai disoccupati e tagliare le bollette. Oppure creare un grande luna park, tipo Zoomarine, che porta tanti posti di lavoro - dice D’Angeli - Il resto è nulla».
Petrangeli parte dalla parziale bonifica della Snia e protocollo d’intesa stretto tra Comune, Rena e Mps per la Snia come modus operandi. «Quanto al riuso credo che debba essere legato al tema del lavoro e dell’occupazione. Bisogna però aprirsi, coinvolgere soggetti fuori dai confini locali, servono investimenti importanti: anche per questo siamo entrati in un network di città. Nessuno immagina ciminiere, ma escludiamo quello che non serve alla città. Quello che serve è produzione e lavoro».
«Il tema è enorme, credo sia fondamentale - spiega la Rando - incontrarsi per trovare una soluzione più presto possibile e procedere per step a cominciare dalla tutela della salute. Sulla Montecatini è urgente la bonifica anche se a piccoli step. Ma quelle aree possono essere qualcosa di formidabile per la città: perché non farne campus, scuole. Trattiamo con i privati: in centro ci sono scuole che forse non potranno più essere tali, si può esplorare questa possibilità».

I SERVIZI SOCIALI
Ultimo tema toccato, non per importanza, i Servizi sociali. Calabrese: «La politica degli straccioni va superata: non si pagano le bollette in giro, si organizzano i servizi in modo tale che non si arrivi a questo punto. Condivido il principio del decentramento dei servizi, per dare agli utenti la possibilità di scegliere, e considero il Consorzio sociale un passo necessario. Purché sia il Comune capoluogo a guidare i processi e si riempia di servizi e di contenuti quella che al momento è solo una struttura».
Durissimo Cicchetti con l’assessore Mariantoni, che aveva detto di aver maneggiato molta cacca al suo arrivo ai Servizi sociali: «Affermazioni molto incaute: quegli uffici sono stati rivoltati come un calzino, sono stati fatti anche processi ma non c’è stato nessun condannato. Quanto all’impostazione data ai Servizi sociali noi la smontiamo interamente. In questi anni i Servizi più che gestiti sono stati vanificati. Non c’è nulla nell’assetto attuale che risponda ai criteri per i quali abbiamo lavorato per anni. Non si chiede l’Isee a chi ha bisogno di mangiare».
«Le famiglie che soffrono vanno aiutate - dice D’Angeli - Cominciamo col dirottare alle famiglie italiane gli aiuti che vengono dati agli immigrati».
«Le risorse sono inversamente proporzionali alle esigenze dei cittadini, per questo servono regole per gestirle - dice Petrangeli - L’Isee non è un vezzo, è un obbligo di legge perché in base a quello si aiuta solo chi è nelle condizioni di dover essere aiutato. Il Consorzio sociale è un passo decisivo per attuare politiche di distretto. Noi però proponiamo anche altro: la reintroduzione del servizio civico, per attività sociali da remunerare con un piccolo corrispettivo, strumenti di integrazione al reddito e di perequazione fiscale e poi un progetto di occupazione con fondi comunali e regionale per favorire il reimpiego di giovani, over 40 e categorie protette. Per il resto difendo in toto la politica fatta in questi anni: ci sono regole e ci sono cittadini che sanno che devono rispettarle. E si aiuta chi ha bisogno, non chi strilla di più».
«Noi siamo per servizi erogati col sistema di accreditamento, sul modello Torino - dice la Rando - il Consorzio Sociale in sé è una cosa buona, ma deve acquistare forza».

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