Ma ieri era già un altro giorno: «Il voto ci consegna una città divisa in due, meglio, in tre se consideriamo chi non si è espresso. E questo impegna il centrosinistra a una battaglia all'opposizione forte e intensa».
Mea culpa da fare?
«Perdere così di misura amareggia, ma è finito da molto il tempo delle riconferme dei sindaci uscenti praticamente in automatico e stavolta avevamo un trend contrario», dice Petrangeli a Il Messaggero.
L'apparentamento tecnico con Calabrese ha pagato?
«Un allargamento del consenso c'è stato, certo non ho perso per quello».
E quelle 137 schede bianche come le interpreta?
«Cento è un numero che ritorna ride però credo sia fisiologico».
Ma davvero lo schiaffo delle frazioni, per dirne uno, non ha insegnato nulla?
«Certamente, ci sarà da correggere il tiro, dobbiamo imparare molto da questa sconfitta. Ma, ripeto, non si smobilita, anzi, riprendiamo subito a lavorare».
E a Cicchetti cosa dice?
«Che ci vedremo in consiglio. Spero che abbia il buon senso di capire che noi rappresentiamo la metà della città e si regoli di conseguenza».
Lasciare il posto di sindaco per tornare al banco dell'opposizione dov'era stato per 10 anni, anche umanamente parlando, non sarà una passeggiata.
«Come non lo sono stati questi cinque anni di amministrazione. Davvero non mi sono risparmiato, pagando anche un prezzo per la mia vita privata. Spero che quanto abbiamo seminato non vada perduto. Mi sta aiutando molto la vicinanza e l'affetto di tanti reatini che continuano a vedere in me una speranza. E io non voglio deluderli».
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