Rieti, scherma e corsa le specialità
predilette dalla sabina Frezza
che si prepara al mondiale:
«Pentatleta a 13 anni»

Alessandra Frezza
di Giacomo Cavoli
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Giovedì 10 Agosto 2017, 09:27

RIETI - La scherma, nel pentathlon moderno, è un torneo all'italiana, una sola stoccata a tutti i partecipanti in assalti singoli da completare entro un minuto ciascuno. Tra le cinque specialità, probabilmente la più importante, per poter togliere punti all'avversario e negarglieli nel conteggio finale. «E' la specialità che, insieme alla corsa, preferisco, quella con la quale sento di cominciare ad avere maggior feeling. Nell'equitazione, molto dipende invece dal sorteggio del cavallo», confida Alessandra Frezza.

Lo stemma dell'Aeronautica Militare è sulla manica sinistra della sua tuta, mentre tira di spada all'interno del PalaCordoni privo di impianto di climatizzazione: ogni tanto, a turno, qualcuno esce, si sfila la maschera e, madido di sudore, tira una boccata d'aria arroventata dal caldo.

La ventiduenne sabina, da maggio del 2015 all'interno del gruppo sportivo dell'Aeronautica Militare, prepara il suo personale assalto ai Mondiali del Cairo, nel collegiale a Rieti insieme alla nazionale azzurra: in Bielorussia, ai campionati europei Seniores di Minsk dello scorso luglio, la Frezza e l'altro sabino del pentathlon italiano, Pier Paolo Petroni, hanno regalato l'argento all'Italia nella staffetta mista.

A maggio, invece, in Ungheria, Alessandra si è rivelata l'azzurra con il punteggio più alto fra le 36 pentatlete della finale femminile della terza prova della World Cup 2017, a Kecskemet. E proprio dall'Ungheria partì, nel 2012, in categoria Youth A, la sua avventura nella nazionale italiana.
 

LA SABINA E L'ATLETICA

Da Passo Corese, come per buona parte degli atleti sabini impegnati con la maglia azzurra del pentathlon, l'approdo al Centro di Preparazione Olimpico di Montelibretti è stato, per Alessandra Frezza, l'inizio naturale della pratica sportiva: «Ho cominciato ad otto anni con il nuoto, poi ho aggiunto corsa, tiro, scherma ed equitazione e alla fine, intorno ai dodici, tredici anni sono diventata pentatleta».

Non sempre la Sabina fa rima con Rieti ma, ancora una volta, il linguaggio comune per parlare anche con gli angoli più remoti della provincia si rivela l'atletica leggera, la formidabile macchina della Studentesca che, dal vivaio della Sabina, tanto ha attinto per il suo successo: «Mi sento molto sabina - racconta Alessandra - ma i nostri punti di riferimento restano soprattutto Roma e il centro sportivo dell'Acquacetosa: lì abbiamo tutto.

Rieti l'ho sempre frequentata poco, solo in occasione delle gare studentesche - ricorda - Però ho gareggiato nell'atletica, tesserata per la Studentesca Cariri: con loro partecipai anche ad un campionato italiano societario e ad una Coppa Europa. E, insieme a noi, in trasferta, c'era anche Andrea Milardi».

 

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