Rieti, Green pass: sui social il passaparola sul controllo (o meno) nei locali

Green pass
di Sabrina Vecchi
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 00:10

RIETI - Green pass sì, Green pass no. Non è dato sapere fino a quando, ma di fatto, a oggi, la certificazione vaccinale è richiesta per accedere praticamente a tutte le attività sociali, ristoranti inclusi. La maggioranza delle persone si è adeguata di buon grado, ma c’è ancora qualcuno che storce il naso. «Visto che chiedete il “nazi-pass”, noi non verremo più sicuramente». È uno dei tanti messaggi arrivati a un ristoratore reatino, reo di aver semplicemente ricordato sui social che per sedersi a mangiare occorre possedere la certificazione vaccinale. Ovvero, aver ricordato la legge, come a dire che col rosso non si passa o per espatriare serve il passaporto. Inondata di messaggi ingiuriosi la sua bacheca, come avvenuto anche per altri esercenti che hanno “osato” rammentare che da loro si rispettano le regole. «Abbiamo impiegato tempo e personale per controllare regolarmente i Green pass ai clienti - dicono in un bar del centro - non ci sembra giusto che ci sia qualcuno che invece aggira le norme senza problemi». «In primis lo controlliamo ai dipendenti - spiega il titolare di un ristorante - e deve essere in regola, innanzitutto, il mio».

Le indicazioni. Intanto, su facebook e nei gruppi whatsapp, in cui i contrari a vaccino e Green pass si accordano e confrontano con video e link che inneggiano a tesi complottiste, arrivano consigli sui locali dove recarsi senza essere sottoposti al controllo.

E qualcuno, fiero, si fa anche i selfie nel ristorante di turno, dove si reca a pranzo o cena. «Basta sapere dove andare. In questo momento sono al ristorante», scrive una signora che parla di complotto fiscale e «grande reset». «Dimmi che ristorante è che ci vado volentieri anch’io», risponde un altro utente. «Non avete capito che il Green pass è fatto per farvi chiudere e sostituirvi con le multinazionali del cibo», suggerisce un’altra persona che può evidentemente contare su contatti diretti con sfere molto alte. Al di là di pareri, bufale e sproloqui, si rafforza la percezione che anche a Rieti esista un “sottobosco” di locali compiacenti che non chiedono il Green pass, in accordo con la clientela. Chi non è in possesso di certificazione non rinuncia dunque al caffè al bancone del bar o al ristorante: semplicemente in città si sa dove andare e come agire. Certificazioni prestate, non richieste dai titolari o controlli aggirati in altri modi? Non è dato sapere. Quel che è ormai appurato è che i suggerimenti mirati ci sono, e i locali dove si chiude un occhio, o tutti e due, pure. «Sicuramente avranno il loro business, la loro clientela No vax fissa che garantisce incassi - commenta un ristoratore. - Per quanto mi riguarda io scelgo la trasparenza e il rispetto della legge, che ripagano sempre». Il dibattito resta aperto, soprattutto sui social, principali luoghi di incontro-scontro virtuale. Ed è abbastanza folcloristica, tra le vicende della settimana, quella che riguarda un consigliere comunale di un paese vicino al capoluogo: pare che il suddetto consigliere abbia dato in escandescenze e minacciato di chiamare i carabinieri al bancone di un bar. Perché i titolari non gli hanno chiesto il Green pass, direte voi. No, perché glielo hanno chiesto.

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