Le accuse nei confronti del ventottenne si basano su un'intercettazione telefonica in cui si vantava, con un amico, che le forze dell'ordine eviterebbero di controllarlo in quanto intimorite dal fatto che lui aveva sparato a un carabiniere.
Le indagini, avviate nel novembre scorso, coordinate dal pm Maurizio Cerrato e condotte dai carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo e dal Nucleo Investigativo dell'Aquila, avevano stabilito che l'attentatore aveva prima lanciato tre ordigni di tipo molotov, costituiti da palline decorative di Natale in vetro riempite di benzina, e poi aveva imbracciato un fucile da caccia, esplodendo due colpi in rapida successione verso la vittima.
Il primo colpo, costituito da pallini, lo ha colpito mentre il secondo, ad ogiva unica calibro 12, è stato evitato grazie ad una sua reazione istintiva. L'attentatore subito dopo aveva fatto perdere le proprie tracce. Le immagini della telecamera installata fuori dalla casa della vittima e le sue dichiarazioni avevano condotto gli investigatori ad ascoltare prima una donna straniera residente in zona e solo in seguito si erano focalizzate sul giovane.
Nel corso della perquisizione in casa di Daneile Luce - ora detenuto nel carcere di San Nicola di Avezzano con le accuse di tentato omicidio aggravato e premeditato, porto abusivo di armi da fuoco e fabbricazione di ordigni esplosivi - i militari hanno trovato e sequestrato una scacciacani con 55 colpi.
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