Rieti, lo storico direttore della Scuola
Forestale Landi: «Riforma Madia allucinante:
nella lotta agli incendi boschivi
fatto passo indietro di 40 anni»

Incendio
di Alessandra Lancia
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Mercoledì 30 Agosto 2017, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 13:31
RIETI - «Ho grande stima dei vigili del fuoco, che hanno meriti enormi e assai poco riconosciuti. Ma spegnere incendi nei boschi non è il loro lavoro. Il mantra oggi è l'incendio è sotto controllo. No, l'incendio va spento fino all'ultimo focolaio come solo i Forestali sapevano fare». Silvano Landi, storico direttore della Scuola Forestale di Cittaducale, in congedo con il grado di generale, un'autorità nel mondo accademico in materia forestale e del settore giuridico-ambientale, rompe il silenzio fin qui disciplinatamente osservato e spara ad alzo zero contro la riforma Madia.

«E' merito di questa operazione allucinante se il Corpo Forestale è stato umiliato e annientato. E ora ne vediamo le conseguenze: sulla lotta agli incendi boschivi siamo tornati indietro di 40 anni». Era il 1971 quando proprio al giovane Landi fu affidato il comando del primo reparto pilota antincendio del Corpo, che preparò il terreno alla prima legge quadro sulla materia che è del 1975. Da allora Landi non ha mai smesso di «coltivare» studi ed esperienze dirette sul campo in materia di organizzazione e tecnica della lotta agli incendi boschivi. Migliaia di allievi forestali hanno studiato sui suoi libri. «Brucia veloce il pino, brucia lenta la latifoglia: sembra un adagio di altri tempi ma rimanda al cuore del problema dice Landi - Per affrontare un incendio boschivo ai Forestali erano richieste competenze di silvicoltura, botanica, chimica, meteorologia. Dovevano prendere decisioni rapide, su terreni che peraltro conoscevano alla perfezione, e senza sperare negli elicotteri. E' un'altra delle assurdità di questi giorni: pensare che sia un canadair a spegnere un incendio. Un lancio d'acqua o di liquido ritardante sicuramente serve ma solo se a terra c'è una squadra che sa fare il suo lavoro di contenimento delle fiamme e di bonifica del territorio».

E invece queste squadre non ci sono più: «Non ci sono più i Forestali, che erano quelli abilitati a farlo, e questo disorienta la gente, che li vede con la divisa dei Carabinieri ma non più sul campo a operare. Eccolo il danno della riforma Madia: aver appiattito tutto. E a pagare sarà il Paese intero: ora con gli incendi, che sono sempre dolosi e colposi, poi quando arriveranno le piogge, con frane e alluvioni».

Eppure la riforma sembrava ineluttabile: poche le voci a difesa del Cfs: «Scandaloso anche questo continua Landi Per addolcire la pillola si è detto che la riforma avrebbe lasciato tutto come prima. Ma allora perché farla? Poi che bisognava razionalizzare le forze di polizia: ma perché farlo solo alle spese di 7mila forestali, lasciando inattaccati i comandi regionali delle Regioni e Province autonome? Risultato: Arma e vigili del fuoco si sono divisi uomini e mezzi, con il personale considerato sgradito ospite in casa altrui, e i mezzi lasciati inutilizzati».

C'è amarezza nelle sue parole: «Più che amarezza, il mio è un grido di dolore: il Paese aveva bisogno del Corpo Forestale, semmai più snello e sburocratizzato, non certo militarizzato com'è stato fatto. Ma non hanno voluto ascoltare niente e nessuno. E a pagarne le conseguenze non siamo stati solo noi forestali, perché io tale sono e mi sento, ma sarà tutto il Paese».
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