Rieti, il riconteggio delle schede
è parziale e scontenta tutti:
la palla torna nella mani del Tar

Petrangeli e Cicchetti
di Alessandra Lancia
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Mercoledì 18 Ottobre 2017, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 13:06
RIETI - Comunali di giugno, ieri in Prefettura la «recuntada» delle schede valide delle 8 sezioni incriminate: l'operazione è andata avanti spedita fino alle 2 del pomeriggio sotto l'apprezzata regia della dottoressa Cortesi. Sull'esito della «verificazione» e quindi sulla rispondenza tra quanto riportato nei verbali originari e quanto riscontrato ieri bisogna aspettare il verbale che la Prefettura stilerà e rimetterà al Tar entro venerdì. Giova ripetere due cose: che non sono stati ricontati i voti attribuiti a Cicchetti e Petrangeli ma le sole schede votate. E che la verifica effettuata dalla Prefettura è comunque monca, perché mancante di uno dei dati-chiave su cui il Tar chiedeva di fare chiarezza, ovvero il numero delle schede non votate (sia le autenticate che le non autenticate), avviate al macero anzitempo dal Tribunale di Rieti. «L'operazione fatta questa mattina è inutile perché incompleta. Noi non volevamo il riconteggio dei voti ma chiudere complessivamente il cerchio sulle schede di quelle sezioni, e senza le non votate il quadro non si chiude», dicono i legali di Petrangeli, Andrea Manzi, Paolo Caruso e Gaia Stivali dopo lo spoglio.
«Stamattina abbiamo anche formalmente chiesto come e quando siano state smaltite le schede in custodia in Tribunale, e se sia ancora possibile recuperarle. Vorremmo anche sapere se il Tribunale ha almeno conservato le buste numero 2, quelle con gli elenchi dei votanti registrati, che sarebbero utilissime ai fini della verifica in corso. Per noi resta sorprendente che con un ricorso pendente si sia potuto procedere all'eliminazione di quel materiale. Che dire? Siamo basiti». Fin qui gli avvocati. Poi arriva la nota del liste del centrosinistra: «Come scontato, la verificazione effettuata è da considerarsi parziale e non sana le nostre censure. La Prefettura non è pertanto nelle condizioni di rispondere ai quesiti posti dal Tar», la linea complessiva. Quanto alle schede scomparse, la tesi di Petrangeli e dei suoi è che la distruzione sia avvenuta solo qualche giorno fa: di qui la richiesta di recuperare in extremis il materiale.
In casa Cicchetti invece, dove da due giorni si è scatenata una ricerca spasmodica delle «tracce» lasciate dalle schede scomparse, la percezione è totalmente diversa. E anche il quadro tratteggiato lunedì a caldo, riguardo l'eccezionalità della distruzione delle schede, dopo una serie di verifiche interne ieri appariva ribaltato. Smaltire in fretta le buste con le schede non votate sarebbe stata prassi consolidata almeno al Tribunale di Rieti. Prova ne è che quando all'incombenza provvedeva direttamente il Comune, le richieste arrivavano al magazzino subito dopo le elezioni. E anche stavolta sarebbe andata così: il ritiro del materiale sarebbe avvenuto il 29 giugno, dunque il giorno subito successivo alla «laboriosa» proclamazione degli eletti da parte dell'Ufficio elettorale centrale, e sarebbe stato effettuato da una squadra Asm. Il Messaggero ha provato a verificare la notizia con il presidente Alessio Ciacci ma fino a ieri sera senza esito. Cosa cambia nel nuovo scenario prefigurato da Cicchetti e i suoi - sapere che eliminare le schede non votate era cosa di routine? Che confezionare un ricorso che poggiasse anche sul riconteggio di quelle schede era come prenotare la vittoria a tavolino. Tar permettendo e valutando. Parliamo di umori e percezioni: ma basterebbe fare rapidamente chiarezza per fugare anche questi.
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