Terremoto, dopo le ultime scosse
è sos sicurezza per le dighe

Terremoto, dopo le ultime scosse è sos sicurezza per le dighe
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Domenica 22 Gennaio 2017, 15:10 - Ultimo aggiornamento: 15:30
RIETI - «Possibili nuove, forti scosse in grado di produrre terremoti con magnitudo compresa tra 6 e 7, tali da riproporre con forza il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche, quali le grandi dighe». Sembra ritaglia su misura per la provincia di Rieti la relazione della Commissione grandi rischi (Settore rischio sismico), redatta al termine della riunione di venerdì sera. Perché se è vero che gli epicentri di possibili altri sismi si andrebbero a localizzare più a nord (Marche) e a sud (tra Abruzzo e Molise) della faglia «principale responsabile della sismicità in corso», è altrettanto vero che «i recenti eventi hanno prodotto «importanti episodi di fagliazione superficiale che ripropongono il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche quali le grandi dighe». E in provincia di grandi bacini protetti dalle dighe ce ne sono ben tre, a iniziare dalla diga dello Scandarello, ad Amatrice, che alimenta l’omonima centrale idroelettrica di proprietà dell’Enel, e le due dighe del Salto e del Turano, le cui acque sono unite da un canale artificiale lungo quasi 9 chilometri che corre sotto il Monte Navegna. I due bacini artificiali del Salto e del Turano alimentano la centrale idroelettrica di Cotilia, costruita nel 1942 a servizio delle acciaierie di Terni. Le dighe del Salto e del Turano sono gestite dalla Erg Power Generation.

LA PREOCCUPAZIONE
Ma, paradossalmente, a destare maggiori timori rispetto ai tre bacini artificiali reatini è la diga di Campotosto, a due passi da Amatrice anche se in territorio abruzzese, il secondo bacino artificiale più grande d’Europa, di fatto realizzato sopra la faglia sismica di Campotosto e Montereale, considerata dagli esperti «viva» e che si è rimessa in moto lo scorso 18 gennaio con quattro eventi tutti di magnitudo superiore a 5.0, su una lunghezza di circa 10 chilometri compresi nell’area di Montereale e che si ricongiungono alla sismicità aquilana del 2009. Cosa potrebbe accadere in caso di un nuovo evento sismico? La diga quanta capacità ha di reggere l’urto? E, non voglia Dio, se dovesse franare, che volume di violenza si abbatterebbe sulla zona, considerato che si tratta del secondo lago artificiale più esteso d’Europa, che misura ben 14 chilometri quadrati, ha una profondità massima di 35 metri e contiene oltre 300 milioni di metri cubi di acqua? La cautela è in questo campo oltre che comprensibile è doverosa e va evitato qualunque allarmismo. Ma i terremoti - si sa - sono del tutto imprevedibili e la Commissione grandi rischi non esclude nulla. Tanto che oggi il presidente Sergio Bertolucci al Tg3 ha dichiarato che: «Nella zona di Campotosto c'è il secondo bacino più grande d'Europa con tre dighe, una delle quali su una faglia che si è parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago, per dirla semplice è 'l'effetto Vajont'» aggiungendo che «se si avverte un aumento del rischio, bisogna immediatamente renderlo trasparente alle autorità e alla popolazione».

LA POSIZIONE DEL GESTORE
A fugare dubbi e paure ci pensa però l’Enel che, in merito alle dighe del lago di Campotosto che si trovano nel territorio colpito dal terremoto, ribadisce che «a seguito del terremoto che ha interessato l’Italia centrale nei giorni scorsi, non si rilevano danni a nessuna delle dighe insistenti nel territorio interessato dal sisma». La multinazionale dell’energia evidenzia inoltre che «effettua costantemente, di concerto con tutte le autorità interessate, ivi inclusa l’Autorità nazionale preposta al «Controllo dighe», controlli e verifiche volte al monitoraggio della sicurezza delle opere». Con particolare riferimento a Campotosto, l’azienda rimarca inoltre che «specifiche attività di controllo sono state disposte a seguito delle attività telluriche verificatesi sia nel 2009 che nel 2016 e le stesse hanno evidenziato la totale assenza di situazioni anomale, confermando pertanto la totale sicurezza delle dighe».
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