Pareti rosa, cipria e donne:
60 anni fa chiudeva il bordello
di Rieti in via Sant'Anna

Pareti rosa, cipria e donne: 60 anni fa chiudeva il bordello di Rieti in via Sant'Anna
di Sabrina Vecchi
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Martedì 20 Febbraio 2018, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 14:10
RIETI - La legge Merlin compie sessant’anni. Varata il 20 febbraio 1958, prese il nome dalla prima firmataria della norma, la senatrice Lina Merlin. Con essa chiusero le case di tolleranza e vennero introdotti i reati di sfuttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Di fatto, fu una legge che cambiò anche il costume della storia italiana, una vera e propria rivoluzione di modi e maniere di un mondo celato ma non troppo. Nel 1958 erano registrati 560 indirizzi ufficiali, 3353 posti letto e 2705 ragazze.

Non vi era un unico modello: c’erano le case di lusso, con saloni sontuosi e camere confortevoli, le case di seconda categoria e infine i lupanari, destinati alla fascia di popolazione più povera. Questi ultimi, nella maggior parte dei casi, si riciclarono dopo l’approvazione della legge Merlin in alberghi o pensioni, dove spesso il meretricio riapparve tra le stesse squallide stanze. La città che aveva più «case» era Roma, seguita da Genova, Napoli, Torino e Milano.

IL BORDELLO DI RIETI
A Rieti ce n’era principalmente una, in pieno centro storico. Ed era dotata di tutte le caratteristiche proprie delle cosiddette «case di piacere»: la maitresse che coordinava il tutto, la versione modesta dello stile architettonico felliniano, i profumi e le ciprie, la scala. C’è ancora qualche reatino che ricorda bene quell’epoca, con una sorta di rammarico negli occhi e nella voce, non tanto per la nostalgia di quei ritrovi, quanto per quella della propria spensierata gioventù. La casa di tolleranza reatina aveva le pareti rosa, e si trovava alla fine di via Sant’Anna, la prima viuzza a destra che si incrocia scendendo le scalette che partono alla cattedrale di Santa Maria. I clienti ricordano bene l’autista della maitresse, il signor Dante, che si recava alla stazione a prendere le signorine al cambio di metà mese. Prima di chiudere i battenti verso la fine del 1955, ancor prima dell’entrata in vigore della legge Merlin, era una casa molto frequentata, anche «da uomini sposati».

LA FAMOSA «PISCINETTA»
Le lavoranti che offrivano le proprie grazie in cambio di danari erano non più di cinque o sei, per circa la metà di origine reatina, inclusa la celeberrima «Piscinetta» entrata ormai di diritto nell’elenco dei personaggi storico-esemplificativi di Rieti.
Dopo il primo approccio, capitava che il cliente venisse prima «esaminato» dalla signorina prescelta, per accertarsi di eventuali malattie sessualmente trasmissibili come la sifilide o simili.

LE TARIFFE E LA MIGRAZIONE A TERNI
Sulle tariffe, la clientela reatina ha ricordi un pò confusi, tuttavia pare chiaro che le prestazioni fossero decisamente a buon mercato, pur con una leggera carenza in quanto ad avvenenza delle donne, che spesso spingeva a recarsi nella vicina Terni, dove talvolta risultavano essere più di gradimento. Insomma, pare che la tendenza del reatino a preferire «l’erba del vicino ternano» abbia antiche origini: avevamo ben nota la spasmodica ricerca dei locali di tendenza o dei negozi più «à la page», ma che anche il piacere delle carni ternane sia stato presumibilmente migliore di quelle reatine, sinceramente era difficile da immaginare.
 
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