STRUTTURA COGENERATIVA
Sul caso, il primo intervento ufficiale arriva dall’ex assessore comunale all’Ambiente, Carlo Ubertini: «Quando nel 2014 la nostra amministrazione si trovò ad affrontare la protesta per l’impianto di biomassa di Cittaducale, in qualità di assessore operai una modifica sull’articolo 125 del regolamento di igiene urbana, prevedendo nuove norme che regolassero l’interazione di questi impianti con i centri abitati circostanti - spiega Ubertini - Il punto centrale, adesso, è vedere se questo nuovo impianto rispetta le norme imposte dalla revisione dell’articolo 125, che richiedono una distanza minima di 200 metri dell’installazione dalla prima abitazione nel raggio limitrofo, nel caso in cui la potenza della centrale sia inferiore o pari a 200 kilowatt elettrici.
Nel caso sia superiore ai 200 kilowatt, la distanza dovrà essere di 1.500 metri dalla prima abitazione o di 500 metri se l’impianto è cogenerativo». L’impianto a biomassa di Poggio Fidoni ha una potenza di 196 kW elettrici e 466 kW termici (rientrando quindi, presumibilmente, nella regolamentazione dei 200 metri minimi di distanza) ed è cogenerativo: dopo il processo di gassificazione, la struttura utilizza il syngas prodotto (una miscela di gas che include essenzialmente monossido di carbonio e idrogeno) per inviarlo a un sistema di cogenerazione, così da produrre energia elettrica da immettere nella rete ed energia termica da sfruttare a favore delle sedici serre adiacenti messe a coltivazione di piccoli frutti.
IL RUOLO DEL COMUNE
Al Comune di Rieti, la competenza è del settore Urbanistica: «E’ stata presentata una Pas, una richiesta di Procedura autorizzativa semplificata, pertanto la valutazione ambientale è a carico della Regione Lazio e il responsabile del procedimento che dovrà prenderne visione appartiene al settore dell’Urbanistica - spiega l’assessore all’Ambiente, Claudio Valentini - Il mio settore non è stato interessato, ma quando rientrerà il responsabile del procedimento intendo prendere atto di quali siano state le valutazioni della Regione».
«Si tratta della stessa società che ha presentato richiesta per l’autorizzazione di due impianti - spiega Antonio Emili, assessore all’Urbanistica - Il primo è destinato per essere ubicato a Vazia, l’altro è quello di Poggio Fidoni. All’Urbanistica spetterà l’ultima parola sul procedimento definitivo, valutando la compatibilità tra l’iniziativa e quanto previsto dal piano regolatore. Noi siamo il punto terminale di una serie di valutazioni che riguardano la qualità del soggetto, le caratteristiche dell’impianto e l’attività che vi sarà svolta. La somma di queste si unirà all’accertamento dell’Urbanistica per divenire un esito complessivo. Ma in questa vicenda non c’è alcuna valutazione politica sulla possibilità di autorizzare o meno l’impianto».
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