Rieti, presunti maltrattamenti alla ex moglie: assolto

Tribunale (Archivio)
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Domenica 18 Aprile 2021, 00:10

RIETI - Otto anni dopo quelle denunce che gli erano costate il rinvio a giudizio: per un ucraino regolarmente residente in un paese della bassa Sabina, è arrivata l’assoluzione da parte del tribunale, che ha ritenute «non sufficientemente dimostrate» le pesanti accuse che gli avevano lanciato la moglie e la figlia minorenne di quest’ultima, su presunte minacce e vessazioni quotidiane accompagnate da aggressioni fisiche vere e proprie. L’imputato, 48 anni (difeso dall’avvocata Emanuela Camerini) non si è sottratto all’esame e in aula si è difeso fornendo una diversa versione dei fatti, sostenendo che quelli rivolti alla figliastra, nata dal primo matrimonio della moglie, altro non erano che rimproveri mossi alla ragazza per i ritardati rientri a casa, e negando ogni violenza fisica nei riguardi della mamma. Unico elemento di questo comportamento era rappresentato da un certificato del pronto soccorso attestante la frattura del naso riportata dalla signora, ma risalente al 2008 e, dunque, non utilizzabile in giudizio.

Le tappe
Anche perché, di mezzo, ci sono querele presentate e poi ritirate, archiviazioni di altri procedimenti nati sempre su denunce della presunta vittima, testimonianze che avrebbero dovuto confermare i maltrattamenti e che, invece, tali non sono state perché le stesse persone citate hanno escluso di aver mai assistito a episodi di violenza e neppure di averne appreso l’esistenza in momenti successivi.

In aggiunta, l’avvocata Camerini ha esibito in dibattimento elementi attestanti la continuità dei rapporti tra le presunte vittime e l’imputato proseguiti anche dopo querele e remissioni da parte delle prime, tali da indebolire l’accusa. L’ucraino, poi, ha raccontato di essere stato a sua volta aggredito durante un’accesa lite con l’ex moglie, esibendo un certificato medico risalente al 2016. Il quadro processuale, come si ricava dalla lettura delle motivazioni della sentenza, è apparso dunque tutt’altro che sgombro da ombre. Secondo il giudice monocratico Sabatini, «pur essendo astrattamente fondabile una pronuncia di condanna, si deve prendere atto che l’obiettività delle fonti di prova non vede riscontri documentali e che, soprattutto, la versione delle parti offese è piuttosto generica». Questo rende, ad avviso del tribunale, difficile collocare nel tempo gli episodi dei presunti maltrattamenti e la loro contestualizzazione in considerazione del fatto che, tra l’altro, non ci sono neppure referti medici a confermarli. Insomma, tutto è apparso fondato sulle parole delle parti offese, ma senza riscontri documentali, un quadro che ha portato il tribunale ad assolvere l’imputato.

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