RIETI - Otto anni dopo quelle denunce che gli erano costate il rinvio a giudizio: per un ucraino regolarmente residente in un paese della bassa Sabina, è arrivata l’assoluzione da parte del tribunale, che ha ritenute «non sufficientemente dimostrate» le pesanti accuse che gli avevano lanciato la moglie e la figlia minorenne di quest’ultima, su presunte minacce e vessazioni quotidiane accompagnate da aggressioni fisiche vere e proprie. L’imputato, 48 anni (difeso dall’avvocata Emanuela Camerini) non si è sottratto all’esame e in aula si è difeso fornendo una diversa versione dei fatti, sostenendo che quelli rivolti alla figliastra, nata dal primo matrimonio della moglie, altro non erano che rimproveri mossi alla ragazza per i ritardati rientri a casa, e negando ogni violenza fisica nei riguardi della mamma. Unico elemento di questo comportamento era rappresentato da un certificato del pronto soccorso attestante la frattura del naso riportata dalla signora, ma risalente al 2008 e, dunque, non utilizzabile in giudizio.
Le tappe
Anche perché, di mezzo, ci sono querele presentate e poi ritirate, archiviazioni di altri procedimenti nati sempre su denunce della presunta vittima, testimonianze che avrebbero dovuto confermare i maltrattamenti e che, invece, tali non sono state perché le stesse persone citate hanno escluso di aver mai assistito a episodi di violenza e neppure di averne appreso l’esistenza in momenti successivi.