L’INTERVISTA
Andrea Mittarelli, che emozione sarà arbitrare Amatrice-Cittaducale dopo aver partecipato ai soccorsi e aver salvato la piccola Giulia?
“Premetto che mia nonna era di Preta di Amatrice e che mia figlia, di nove anni, si chiama Giulia. E tutto ciò influisce sui miei pensieri, sui ricordi di quel 24 agosto e di tutti i giorni in cui ho prestato ad Amatrice. Sono piccole cose, ma fanno pensare. Sarà un’emozione fortissima arbitrare Amatrice-Cittaducale. Sono onorato, anche perché credo che questo faccia parte della rinascita di Amatrice”.
Cosa ricorda del salvataggio di Giulia, l’ha rivista?
“L’abbiamo salvata il giorno stesso del sisma, sul corso principale di Amatrice. Giulia è la figlia del gestore dello storico bar di Amatrice, il Bar Baccari, che si trovava vicino alla casa dove abitavano. Conosco anche il papà, perché ho fatto diversi mesi di aggregazione al Comando Stazione di Amatrice, nel 2011. Giulia non l’ho rivista. In questi giorni ho fatto servizio al comando di Amatrice, ma di solito il sabato e domenica, per dare respiro al personale in servizio lì. Soprattutto i primi giorni dopo il sisma è stato il caos e anche per questo non ho avuto modo di rivederla o cercarla”.
Mittarelli ci parli di lei: quanti anni ha, da quanto arbitra, cosa fa nella vita…
“Io sono un Forestale in servizio a Montereale de L’Aquila. Anche quando non sono in servizio ad Amatrice, sono sempre nel cratere del sisma. Montereale è stato colpita in questo sisma e in quello del 2009, subendo dei danni. Purtroppo ho vissuto entrambi i terremoti, quello di Amatrice e quello aquilano. Ho 38 anni, abito ad Antrodoco e arbitro dal 2002. Se sto in questa categoria è perché ho cambiato spesso le sezioni, a causa del lavoro. Sono partito a 22 anni da Roma per fare il militare e non sono più rientrato. Ho girato l’Italia. Sono stato a Mantova e Torino, poi a Teramo, al Lago di Campotosto e ora sono a Montereale”.
L’Amatrice le era mai capitato di arbitrarla?
“Non proprio: tutti gli anni però ho arbitrato ad Amatrice per il torneo Scopigno. Belle partite, con i ragazzi che, pur piccoli d’età, già conoscono il calcio. Dà piacere arbitrare quelle gare, sono bravi”.
Amatrice-Cittaducale come si aspetta sarà?
“Sicuramente nel primo tempo sarà una gara contratta, anche per una questione psicologica. Il Cittaducale torna da poco in questo contesto. E poi c’è l’Amatrice. I ragazzi sono coinvolti direttamente, magari hanno qualche persona vicina che non c’è più. Ma il calcio fa dimenticare tante cose, sono certo che nella ripresa torneranno a giocare ai ritmi normali. Certo, non saranno abituati ad un campo così grande, con l’erba e diverso dai loro abituali campi di gioco”.
Il terremoto di Amatrice cosa le lascia?
“Dopo tanto tempo ero riuscito ad andare al mare proprio quel giorno, il 24 agosto. Ho acceso la tv e ho detto a mia moglie di andare via subito. Da San Benedetto sono ripartito dopo la scossa: memore del terremoto de L’Aquila sapevo cosa aspettarmi. Salvare una bambina che si chiama come mia figlia e quasi della stessa età, beh, questo si chiama destino. Se ci ripenso dico che è stata un’apocalisse, perché era tutto concentrato nel corso, è stato più brutto de L’Aquila. Hanno perso la vita tanti giovani e bambini, mi piange il cuore. Mi auguro passi in fretta questo brutto pensiero. E mi auguro passi per tutti”.
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