E' guerra di secessione dal Lazio
per salvare l'ospedale «Grifoni»

Gli striscioni appesi nella sede comunale
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Giovedì 21 Agosto 2014, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 20:22
AMATRICE - Via dal Lazio per salvare l'ospedale Grifoni. Il Comune di Amatrice rivendica la votazione di ieri sera sul via libera al referendum per dire addio al Lazio, la Regione ribadisce che i livelli di assistenza della futura casa della Salute saranno adeguati, il centrosinistra locale che solleva dubbi sulla regolarità della votazione stessa.



Il giorno dopo l'ok del consiglio comunale alla consultazione dei cittadini per avviare l'iter di separazione dal Lazio, attorno al piccolo centro montano in provincia di Rieti è il giorno della polemica. Le danze le ha aperte questa mattina il Comune di Amatrice, con una lunga nota in cui è difficile non sentire la voce del sindaco Sergio Pirozzi, capofila dei referendari.



IL MONITO DI AMATRICE

«L'amministrazione comunale - si legge - è

costretta a questa scelta dalla stessa Regione Lazio». Dopo lo «scippo delle risorse per la via Salaria», i «tagli ai trasporti», l'«Irpef più alta d'Italia», sostiene il Comune, ora arriva anche la trasformazione dell'ospedale 'Grifonì in Casa della Salute: «Se non ci vogliono, ce ne andiamo». Amatrice - insieme con la «sorella di sventura» viterbese Acquapendente, nelle stesse condizioni - ricorrerà al Tar contro il decreto di riconversione e chiede oggi di riconoscere ai due territori, formalmente e «nero su bianco», lo status di 'area

disagiatà.



LA REPLICA DELLA REGIONE

La replica della Cabina di Regia sulla sanità della Regione Lazio non si è fatta attendere: «Nella struttura ospedaliera della cittadina - si legge nella nota di via Cristoforo Colombo - saranno garantiti ai cittadini i medesimi livelli di assistenza previsti per i presidi nelle zone disagiate, così come d'altronde era stato illustrato e comunicato nell'incontro avuto con la Commissione comunale Sanità del Comune di Amatrice».



ASSICURAZIONI CHE NON CONVINCONO

Una rassicurazione molto simile a quella diffusa ieri, ma che non ha spostato di una virgola il sindaco di Amatrice dai suoi propositi: il referendum si farà, ora bisognerà approntare un regolamento, che dovrebbe essere pronto per la fine dell'anno. Già nel corso del 2015 i cittadini dovrebbero poter mettere una croce sotto la domanda «Volete che il territorio del Comune di Amatrice sia separato dalla Regione Lazio?».



Destinazione? Abruzzo, come prima del 1927, o Marche. Tutto sempre che il voto di ieri - è il dubbio sollevato già ieri sera dall'opposizione comunale - sia

formalmente valido. La seduta di ieri si è chiusa infatti con le dichiarazioni di voto ('si» per la maggioranza, 'nò per l'opposizione), ma una votazione vera e propria non c'è stata.



LA GUERRA DI SECESSIONE

Per il sindaco però è «tutto regolare». Si sta per aprire un fronte interno? Il centrosinistra e il Pd locale stanno valutando il da farsi. Intanto, si va avanti nella «guerra di secessione».

La maggioranza, nel consiglio straordinario di mercoledì sera, ha espresso il suo parere favorevole all'ordine del giorno, sostenuto dal sindaco Sergio Pirozzi, che propone di indire una consultazione per avviare la "secessione" del Comune dal Lazio. Scelta nata dopo la riconversione dell'ospedale Grifoni in Casa della Salute. L'opposizione ha espresso parere contrario e solleva dubbi formali sul voto. Tutto regolare per il sindaco.
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