LE OPERAZIONI
Come veri «caschi blu» della cultura, sono state decine le persone che tra il settembre 2016 e il febbraio 2017 hanno lavorato chi tra le macerie chi tra gli scaffali dell'Archivio di Stato per recuperare, «ricondizionare» e sistemare faldoni, registri, libri, buste. «Ricordo quei giorni convulsi, quando da Roma mi chiamavano e mi dicevano: ma tu hai posto? Io dicevo sì, ma mica era vero - dice il direttore dell'Archivio di Stato Roberto Lorenzetti nell'incontro che precede l'inaugurazione della mostra. - Abbiamo cercato di recuperare centimetro per centimetro, abbiamo tirato su scaffali anche nei corridoi ma alla fine abbiamo sistemato tutto». E «tutto» sono 450 metri lineari di archivio, quello che Lorenzetti definisce il ponte ideale tra quello che furono Amatrice e Accumoli e quello che saranno, quando saranno riedificate. Gli archivi parrocchiali hanno preso la direzione degli Archivi diocesani. Qui invece restano in attesa di far ritorno a casa anche la documentazione dell'Istituto don Minozzi e quella della Stazione di Granicoltura «Strampelli» di Campo Moro, anche quella resa inagibile dal sisma. Un lavoro eccezionale, per il quale Lorenzetti e la squadra dell'Archivio di Stato si meritano i complimenti di Mauro Tosti Croce - soprintendente archivistico del Lazio - e del prefetto Fabio Carapezza Guttuso, direttore dell'unità di crisi del Mibact.
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