Rieti, sindaco nega al fratello
il matrimonio in Comune

Un matrimonio in Comune
di Renato Retini
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Sabato 22 Agosto 2015, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 21:08
RIETI - Sindaco nega il matrimonio al fratello. Volevano sposarsi in Comune e volevano che a farlo fosse l'ex sindaco del paese, oggi consigliere comunale di opposizione. Una legittima aspirazione, un diritto regolarmente codificato e ormai quasi la routine ovunque, ma non a Cottanello. Pur senza scomodare don Abbondio e il manzoniano «questo matrimonio non s'ha da fare», è però così che sono andate le cose per Agostino e Irene, che di fronte al muro di carte alzato dal sindaco Franco Piersanti - non esattamente un estraneo, essendo il fratello dello sposo - alla fine hanno scelto di andarsi a sposare a Montebuono. Il rito si è regolarmente svolto il 12 agosto scorso, ma quello che in condizioni normali sarebbe stato un lieto evento privato ha ora travalicato i confini comunali ed è destinato a diventare un caso anche politico.



BRACCIO DI FERRO

La cerimonia era stata preceduta da un lungo braccio di ferro tra il sindaco e il suo predecessore, Roberto Angeletti, che gli sposi volevano come celebrante. Alla richiesta di celebrazione del matrimonio civile tramite delega - formulata il 25 luglio dalla coppia e dal consigliere comunale - il sindaco aveva risposto il 4 agosto negando di fatto l'ok ad Angeletti. Un fatto senza precedenti, così motivato: «Per rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione che mi ha votato intendo esercitare direttamente le funzioni di ufficiale dello Stato Civile in occasione della celebrazione di matrimoni civili - ha scritto Piersanti - senza rilasciare deleghe ad assessori, consiglieri o altri cittadini in possesso dei requisiti richiesti». Ma nello specifico, essendo il sindaco fratello dello sposo e perciò non nella condizione legale di poterne celebrare le nozze, aveva indicato come suo delegato esclusivamente il vice sindaco.



Una mossa che ha spinto la coppia ad andarsi a sposare fuori Comune e della quale ora Angeletti, e con lui gli altri consiglieri di minoranza Antonio Volpi e Rodolfo Giammona, chiedono conto al sindaco. In un'interrogazione chiedono di sapere quale sia stata la reale motivazione del diniego alla celebrazione di matrimonio civile «di una legittima aspettativa dei nubendi di veder celebrato il proprio matrimonio da parte di una persona da loro stessi indicata». E se casi del genere si siano mai verificati altrove, alla luce del fatto (e del Dpr 396 del 2000) che chiunque può essere delegato a celebrare un matrimonio civile, anche un semplice cittadino, purché abbia i requisiti di un consigliere comunale.



VECCHIE RUGGINI

Il dubbio di Angeletti, due volte sindaco di Cottanello, poi in maggioranza con lo stesso Piersanti nella scorsa consiliatura e ora all'opposizione, è che il sindaco in questa vicenda non sia stato imparziale e che abbiano pesato ruggini familiari e politiche. Non era la prima volta che a Cottanello si celebravano matrimoni civili ma mai c'erano stati problemi da parte del sindaco a concedere la delega ad altri celebranti. Della vicenda era stata interessata anche la Prefettura, che ha cercato invano una mediazione tra le parti senza riuscirci. Perché Cottanello non sarà su «quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno». Ma Manzoni avrebbe avuto da scrivere.
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