Crollo del “Don Minozzi” ad Amatrice, per Carlo Doglioni dell'Ingv fu una «scossa eccezionale»

Crollo del “Don Minozzi” ad Amatrice, per Carlo Doglioni dell'Ingv fu una «scossa eccezionale»
di Emanuele Faraone
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Venerdì 15 Settembre 2023, 00:10

RIETI - «Il sisma di Amatrice fu un evento sismico di eccezionale violenza e si attestò con valori addirittura tre volte superiori a quelli indicizzati e previsti nelle norme tecniche antisismiche sull’edilizia». Terminata la sospensione feriale, torna in aula anche il procedimento penale sul tragico crollo dell’istituto “Don Minozzi” di Amatrice il cui crollo causò la morte di sette persone, tre consorelle e quattro ospiti che villeggiavano nella struttura durante il periodo estivo. In aula, davanti al giudice monocratico Alessio Marinelli, l’accademico e presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Carlo Doglioni, massima autorità nel settore. A seguire la lunga digressione della difesa tecnica dell’ingegnere forense, Giuseppe Guida che ha ripercorso, nei più minimi dettagli, la genesi strutturale dell’immobile addirittura a partire dal 1919. Il professor Doglioni, nell’affrontare la geodinamica del sisma del 24 agosto del 2016 e la sismicità legata alla dinamica delle placche, ha puntualizzato poi importanti tematiche.

La spiegazione. «Amatrice ricadde completamente all’interno dell’area epicentrale del sisma del 2016 - ha esordito Carlo Doglioni - subendo un evento con accelerazioni molto più alte rispetto ai criteri antisismici contemplati nelle norme tecniche edilizie. Inoltre, la componente verticale del sisma nella fase discendente, ha fatto perdere peso e coesione alle strutture e, di conseguenza, le onde orizzontali di taglio si rivelarono devastanti trovando la struttura indebolita e in crisi». Altri rilevanti aspetti sono stati messi in evidenza dal professor Guida a partire dal 1919, anno di inaugurazione dell’immobile come orfanotrofio e, a seguire, tutti gli interventi edili (1926, 1940 e successivi) con tanto di foto storiche dell’epoca proiettate in aula evidenziando poi la configurazione strutturale del complesso che, già al tempo, possedeva regolare autorizzazione da parte del Genio civile che collocava Amatrice all’interno della zona sismica. 

La difesa. In relazione all’operato di uno degli imputati, l’ingegnere Ivo Carloni, Guida ha chiarito un aspetto fondamentale, perno dibattimentale del processo: «L’edificio che crollò il 24 agosto del 2016 - ha spiegato il consulente - era una struttura realizzata in cemento armato, già ben normato all’epoca (1926 ndr) e progettato da noti architetti che concepirono opere di notevole rilevanza come il palazzo della Farnesina a Roma senza andare a toccare la muratura della chiesa adiacente.

Il crollo relativo alla parte collassata – ha proseguito Guida - è stato completamente autonomo tanto che la chiesa rimase perfettamente in piedi e senza danni. A testimoniare il non legame tra le due strutture (chiesa-plesso) è il fatto, appunto, che uno crollò e l’altra rimase intonsa».

Una premessa importante per illustrare poi l’estraneità dell’imputato in riferimento agli addebiti ascritti circa i lavori effettuati sull’edificio religioso: «l’ingegner Carloni altro non fece che operare all’interno del corpo di fabbrica funzionalmente crollato ma soltanto per accedere alla parete della chiesa che non crollerà facendo un intonaco privo di qualsiasi ruolo strutturale ma che se l’avesse avuto oppure no, poco importa perché comunque quella parte non crollò». 

Gli imputati. Due gli imputati nel procedimento penale: Ivo Carloni, in quanto direttore e progettista dei lavori che furono realizzati sul plesso religioso e l’architetto, Virna Chiaretti in qualità di responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Amatrice. Processo che si aggiorna al mese di novembre con la conclusione dell’esame del professor Giuseppe Guida per

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