Xylella, l’Europa salva gli ulivi del basso Salento. Adottata la linea dura solo per Oria: abbattimenti nel raggio di cento metri dalle piante infette

Xylella, l’Europa salva gli ulivi del basso Salento. Adottata la linea dura solo per Oria: abbattimenti nel raggio di cento metri dalle piante infette
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Mercoledì 29 Aprile 2015, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 19:13

Salvi gli ulivi del Basso Salento. Da eradicare quelli, contagiati dalla xylella, che sono nella fascia di territorio confinante con le province di Brindisi e Taranto. Abbattimenti, infine, nella zona di Oria, dove a fronte di ogni ulivo contagiato ci sarà da abbattere le piante in un raggio di cento metri. Ecco la decisione dell’Unione europea, giunta ieri sera al termine di una giornata trascorsa all’insegna della tensione. L’Ue ha deciso di salvare gli alberi nella zona meridionale del Salento perché lì il contagio è ormai diffuso. Sarà ora l’Italia a decidere come intervenire per il salvataggio degli uliveti.

(di Maria Claudia Minerva) - Il timore della vigilia di un Salento trasformato in deserto è stato scongiurato.

Ma si inaspriscono le misure nella zona tra il nord della provincia di Lecce e il Brindisino, dove è ancora possibile eradicare il batterio della xylella fastidiosa, e impedire, di conseguenza, la diffusione del contagio nel resto d’Europa. Dopo una lunga e difficile maratona durata due giorni (ieri e lunedì) il Comitato Ue per la salute delle piante ha emanato la nuova “decisione di esecuzione” per contrastare l’epidemia che fa tremare la Puglia, l’Italia e il resto del continente.

Un verdetto che da un lato prevede interventi più radicali per le zone a nord di Lecce, colpite dai focolai di xylella fastidiosa, con abbattimenti non solo degli ulivi malati ma anche di tutte le piante ospiti nel raggio di 100 metri, e che dall’altro tutela almeno in parte Lecce e provincia, dove dovranno invece essere tagliate solo le piante malate ed eseguiti test su quelle circostanti in una fascia di 20 chilometri adiacente ai territori di Brindisi e Taranto.

L’obiettivo è evitare la diffusione del batterio killer degli ulivi con azioni drastiche e allo stesso tempo cercare di preservare il patrimonio olivicolo ma anche paesaggistico salentino. Per questo «le nuove misure Ue richiedono agli stati membri di notificare nuovi focolai, di condurre test ufficiali e di demarcare le aree infette in cui rigide misure di eradicazione sono messe in piedi, che includono la rimozione e la distruzione delle piante infette e di tutte le piante ospiti in un raggio di 100 metri, a prescindere dal loro stato di salute». Ci sarà, infatti, una nuova ridefinizione delle fasce già previste nel piano del commissario Giuseppe Silletti.

Per quanto riguarda il Salento, in particolare, l’Italia è riuscita ad ottenere «la possibilità di applicare misure di contenimento nell’intera provincia di Lecce, dove l’eradicazione del batterio non è più possibile». Fatta eccezione per la fascia settentrionale «di 20 chilometri adiacente alle province di Brindisi e Taranto» in cui «viene mantenuto il requisito di rimuovere sistematicamente tutte le piante infette e di testare le piante circostanti nell’arco di 100 metri». Ricapitolando: vanno tagliate anche le piante sane vicine a quelle infette nelle aree a nord di Lecce colpite dal batterio, come quella di Oria; mentre nella fascia di eradicazione di 20 chilometri si sradicheranno gli alberi colpiti da infezione (giusto per fare un esempio, quelli già contrassegnati con le “x” nel Comune di Veglie) e si testeranno le piante circostanti nel raggio di 100 metri. A Sud della provincia di Lecce, dove invece il batterio non può più essere eradicato, si dovrà imparare a convivere con la malattia, cercando di salvare il salvabile e avviando nuove sperimentazioni.

«Nella bozza della nuova decisione europea, l’elemento discriminante era la possibilità che si potessero decidere abbattimenti di massa - ha sottolineato l’europarlamentare Paolo De Castro, subito dopo il verdetto -. Ora, invece, nella provincia di Lecce, nella parte in cui ormai non è più possibile eradicare il batterio, questo rischio non esiste più. In pratica, la decisione precisa meglio il piano del commissario Silletti, ma ci salva dalle estirpazioni sul territorio del Sud Salento. Il maggior sacrificio lo paga la zona a Nord di Lecce, compreso il focolaio di Oria e tutti gli altri focolai che dovessero manifestarsi, perché bisogna bloccare la propagazione del contagio essendo ancora possibile eradicare il batterio». Giro di vite, invece, sia sulle importazioni di piante da Paesi terzi, in particolare il blocco di quelle di caffè da Honduras e Costa Rica, ma anche sulle esportazioni pugliesi verso i paesi Ue. A meno che non vengano rispettate una serie di misure molto stringenti, dovrebbe infatti essere vietata la movimentazione dalla Puglia delle circa 150 specie a rischio della lista dell’Efsa, tra cui la vite che stava particolarmente a cuore alla Francia.

«Sono cadute le richieste avanzate dai cugini d’Oltralpe - ha aggiunto De Castro - viene mantenuto solo l’embargo per le barbatelle da vite, ma fino a luglio, quando l’Italia dimostrerà con i test di patogenecità che la xylella diffusa nel Salento non attacca la vite». In ogni caso la Commissione Ue ha già espresso nei giorni scorsi la disponibilità a valutare le richieste dell’Italia per un sostegno economico ai produttori colpiti dalle nuove misure anti-xylella. «Nella seduta di giovedì 30 aprile, al Parlamento europeo di Strasburgo giocheremo sia la partita del blocco delle piante che provengono da Paesi dove esiste la xylella - ha ribadito De Castro - sia quella del ristoro dei danni agli agricoltori beffati e danneggiati dalla diffusione della malattia».

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