Vatileaks 2, il Papa: «Rubare documenti è un reato. Ma la riforma va avanti»

Vatileaks 2, il Papa: «Rubare documenti è un reato. Ma la riforma va avanti»
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Sabato 21 Novembre 2015, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 08:29

Rubare documenti riservati è reato ma questi fatti non fermeranno il processo di riforma: non fa giri di parole il Papa e per affrontare lo scandalo dei Vatileaks non sceglie un incontro a porte chiuse ma la gente comune, i fedeli accorsi questa mattina per ascoltare il suo Angelus.

Affermazioni chiare, decise e durissime, quelle di Bergoglio, che chiede però ai fedeli di non farsi turbare dagli scandali e continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa. Intervento a sorpresa, dunque, oggi al tradizionale appuntamento della domenica tra il Papa e i fedeli in piazza. Una folla che lo applaude con calore, più volte, quando Francesco assicura che questi episodi, il trafugamento di carte riservate e la loro pubblicazione in due libri, sono un «triste fatto» che «non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perchè la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato».

«Rubare quei documenti è un reato. È un atto deplorevole che non aiuta», dice il Papa confermando la linea dura del Vaticano in questa vicenda.

E Francesco ricorda come sia stato proprio lui a volere quei dossier: «Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili». E allora si procede in questa direzione, senza tentennamenti, senza ostacoli. Se qualche giorno fa nella messa a Santa Marta, il Papa aveva tuonato contro quella parte di Chiesa «affarista» e «attaccata ai soldi», ma in maniera generica, richiamando come sempre le letture del giorno, oggi il riferimento a Vatileaks è stato invece esplicito.

Per fare chiarezza, perchè il processo di rinnovamento della Chiesa, a partire dalla trasparenza delle finanze e dal buon uso delle risorse - assicura Papa Francesco - non si ferma qui. E poi il Papa ha usato un termine inequivoco: «reato». Due sono al momento gli indagati Oltretevere, monsignor Lucio Vallejo Balda, che resta detenuto nelle celle vaticane, e Francesca Immacolata Chaouqui. Ma la cerchia delle persone coinvolte potrebbe allargarsi. Diverse sarebbero le persone transitate in questi giorni negli uffici del magistrato vaticano perchè, anche se non indagate, sono comunque informate sulle vicende. E a questo punto entrano in campo anche gli autori dei due libri, Gianluigi Nuzzi (autore di «Via Crucis») e Emiliano Fittipaldi («Avarizia»).

La Santa Sede aveva già fatto sapere che era un'operazione «in cui risvolti giuridici ed eventualmente penali» sono oggetto di riflessione in Vaticano «in vista di eventuali ulteriori provvedimenti», anche tramite cooperazione internazionale. In Vaticano divulgare documenti riservati è un reato, previsto dall'art. 116 bis del codice penale in vigore nel piccolo Stato, così come introdotto dall'art. 10 della legge vaticana IX del 13 luglio 2013. Su questa base i giuristi starebbero valutando se ci sono le basi per le rogatorie alle autorità italiane. Il Papa oggi ha anche parlato della carità, che non si fa con quello che avanza, e ha sottolineato che c'è il «rischio», anche oggi, di mettere al primo posto, anzichè Dio, «la propria vanagloria, il proprio tornaconto».

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