Vaticano, trasparenza del bilancio: è scontro tra i cardinali Pell e Parolin

Vaticano, trasparenza del bilancio: è scontro tra i cardinali Pell e Parolin
di Franca Giansoldati
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Sabato 30 Aprile 2016, 18:17 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 02:48
Città del Vaticano - Il cardinale Pell, il castigamatti dei conti, resterà al suo posto. Papa Bergoglio non solo ha rincuorato il cardinale australiano, ma pare lo abbia confermato nel suo ruolo, visto che tra qualche mese dovrebbe scadere al compimento dei 75 anni. “Vada avanti così”. Tradotto, significa che i cambiamenti che puntano alla trasparenza dei conti e dei bilanci proseguiranno senza inciampi e senza zone franche. Tutto verrà setacciato. Intanto però in tema di revisione e certificazione finanziaria delle diverse realtà economiche da parte di una grande società di certificazione si sta consumando uno scontro inedito, mai visto prima, tra la Segreteria di Stato, guidata dal cardinale Parolin, ed il ministero dell'Economia, guidato dal cardinale australiano Pell. Qualcuno in Vaticano ci scherza sopra (“hanno tutti i nervi a fior di Pell”), nonostante la questione sia seria e al centro della contesa vi siano le rispettive sfere di influenza.

Come si sa nei giorni scorsi il contratto stabilito dalla Santa Sede con la PwC (Price Whaterhouse and Cooper, uno dei più grossi e accreditati studi di consulenza al mondo) è stato sospeso con una mossa a sorpresa da parte della Segreteria di Stato, adducendo motivi procedurali. Oggi il cardinale Pell – che nel frattempo ha ottenuto il l’appoggio del Papa nel corso di una visita al suo dicastero (“vada avanti, non si fermi, servono trasparenza e regole oggettive”) - ha replicato punto su punto, difendendo il bisogno di certificazione di bilanci per chiunque, nessuno escluso. Pell ha anche accusato implicitamente la Segreteria di Stato vaticana di essere uscita dal seminato, senza alcun motivo, bloccando il contratto in essere. Il sospetto che comincia a serpeggiare è che questo incidente sia nato per impedire la certificazione di bilancio di qualche organismo. Chissà.

Qualcuno indica l'Apsa, l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica che funziona come una specie di banca centrale, ma che è stata sottratta l’anno scorso al controllo dell'Aif. I dubbi pare siano stati sollevati dallo stesso cardinale Pell che puntualizza. Nella nota diffusa ai media australiani spiega, tappa dopo tappa, come sia nato il contratto con Pwc, attraverso una regolare e trasparente gara di appalto tra le cosiddette “big four” (Kpmg, Ernst&Young, Pwc e Deloitte). Contratto che poi è stato sottoposto al vaglio del Consiglio dell'Economia, e approvato dai cardinali competenti (compreso il tedesco Marx) nel dicembre 2015, d'accordo anche il Papa. L'appalto è stato vinto da Pwc perchè ha fornito il prezzo più vantaggioso e con maggiori servizi (2 milioni di euro l'anno, che poi aumentano di 500 mila l'anno successivo, fino ad un massimo di 3 milioni). In Segreteria di Stato il contratto è stato inoltrato per visione a febbraio senza sollevare alcuna una obiezione. Infine la sorpresa: il blocco (temporaneo) alla certificazione di quasi 190 realtà economiche, tra Congregazioni, Pontifici Consigli, associazioni e fondazioni pontificie.
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