Vaticano, nessuno ostacolo alle riforme, è solo “tecnico” lo stop alla società PwC per la revisione dei bilanci

Piazza San Pietro
di Roberta Amoruso
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Martedì 26 Aprile 2016, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 20:07
E' solo una questione transitoria di «clausole e modalità applicative». La sospensione del contratto di revisione dei bilanci non ha a che fare con il lavoro di PricewaterhouseCoopers. E' proprio la Santa Sede a chiarire che non c'è alcuna volontà di bloccare le riforme. Anzi. La trasparenza resta prioritaria, ma servono approfondimenti per il Vaticano, che puntalizza in questi termini la decisione, trapelata la scorsa settimana, della Segreteria di Stato di sospendere il contratto, sembra di circa tre milioni in tre anni, con la società di revisione PricewaterhouseCooper (PwC).

Sospensione che aveva lasciato spazio alle voci di rotture tra gli attori della vicenda e di freno alla riforma economico-finanziaria. La sospensione, spiega dunque la nota, «non è dovuta a considerazioni circa l'integrità o la qualità del lavoro avviato dalla PwC, tanto meno dalla volontà di uno o più enti della Santa Sede di bloccare le riforme in corso. Sono emersi però elementi che riguardano il significato e la portata delle sue modalità di esecuzione». Per cui servono «approfondimenti». E poi ancora: la decisione di «procedere in questo modo è stata presa dopo appropriate consultazioni tra le istanze competenti e con esperti in materia». E dunque,«l'impegno per la trasparenza resta prioritario».

Nei giorni scorsi si era avuta notizia della sospensione dell'incarico per la revisione esterna dei bilanci consolidati della Santa Sede, affidato nel dicembre scorso alla società internazionale di auditing PricewaterhouseCooper (PwC). La notizia era trapelata sui media con la pubblicazione di una lettere del sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, indirizzata «a tutti gli enti vaticani» che dichiarava «immediatamente sospesa» la revisione di PwC, con tanto di revoca delle autorizzazioni che i dicasteri avevano rilasciato alla società di revisione per poter avere accesso ai conti. Esattamente il contrario di quello che aveva disposto il card. Pell con una sua circolare solo un mese e mezzo prima, invitando i dicasteri a fornire i dati sui conti a Pwc. Lo stesso Mons. Becciu, in una intervista sempre nei giorni scorsi, aveva tra l'altro detto: «Ci siamo accorti che il contratto non è stato firmato con l'organismo pertinente».

Organismo che, come da Statuti, dovrebbe essere il Consiglio per l'Economia, guidato dal cardinale tedesco Reinhard Marx, e non il dicastero di Pell. Quest'ultimo si era detto «un po' sorpreso» per la decisione della Segreteria di Stato, dicendosi però sicuro che la procedura di auditing della Pwc, che era peraltro solo all'inizio, «riprenderà a breve».

Di qui la lettura del Financial Times e del National Catholic Register, che avevano interpretato la sospensione come uno stop alla riforma e un contrasto tra i diversi attori.
Va detto però che sia il segretario di Stato Parolin, che Pell e Marx fanno parte del C9 per la riforma e godono della fiducia del Papa, quindi almeno sulle direttrici della riforma dovrebbero essere tutti d'accordo. Inoltre lo schema duale - pro o contro il Papa, pro o contro la riforma, americani contro italiani, gli altri contro la curia - sembra per la revisione dei conti della Santa Sede men che mai adatto a spiegare la complessità di un percorso di riforma, anche se le divisioni nazionali o tra le diverse anime della curia attirano più attenzione e colpiscono maggiormente l'immaginazione di quanto non chiariscano la sostanza dei problemi.

 
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