Il Papa la aveva apprezzata per la sua semplicità, il suo andare controcorrente, l'impegno a difendere gli ultimi, a ravvivare le periferie, a dare ascolto agli emarginati. Un programma di governo che aveva fatto breccia. Francesco appoggiava persino la richiesta elettorale del pagamento dell'Imu. «E' giusto che le strutture cattoliche paghino se devono pagare». Poi man mano che le difficoltà della giunta capitolina aumentavano, si allungavano di pari passo anche gli interrogativi degli uomini di Chiesa. Difficile ignorare la paralisi in tutti i settori, i campi dei profughi in alto mare, le emergenze sempre le stesse.
IL PERCORSO
A determinare la vittoria della Raggi sono stati anche gli elettori cattolici. Per questo poco prima della visita al Papa, il neo sindaco, con tanto di fascia tricolore, era andata alla Pontificia Università Lateranense, per il Giubileo dei politici. Aveva assistito alla messa, poi ha fatto visita alla mensa Caritas di Colle Oppio. Intanto il Campidoglio ogni giorno regalava notizie paradossali. Un sindaco eletto con percentuali altissime si trovava costretto a consultare un direttorio per poter procedere. Qualcuno sostiene che l'idillio è finito perché la Raggi continua ad andare avanti con le coppie gay. Chissà.
A rompere gli argini è stato il cardinale Parolin dichiarando: «Mi auguro che la situazione si risolva in modo tale che l'Amministrazione si metta a lavorare e ad affrontare i problemi e le difficoltà dei cittadini che a Roma sono molti». Opinione condivisa anche da monsignor Galantino. Più pesante L'Osservatore Romano, Roma è in uno stato di abbandono. La poltrona della Raggi traballa sempre di più. Quella del Vaticano potrebbe essere la spallata decisiva. Proprio come è accaduto al suo predecessore, Ignazio Marino.