Vaticano, digitalizzati 8mila nastri con le voci dei papi

Papa Roncalli e Papa Wojtyla
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Martedì 1 Aprile 2014, 20:12 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 18:33
L'apertura del Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII, il saluto di Giovanni Paolo II ai chiassosi ragazzi a Tor Vergata, l'appello di Pio XII per la pace poco prima lo scoppio della seconda guerra mondiale. E ancora: la voce timida di Giovanni Paolo I, la richiesta accorata per Aldo Moro di Paolo VI, le ultime parole a Castel Gandolfo di Benedetto XVI («ora sono solo un pellegrino»). Infine il primo Angelus di Francesco con il suo caloroso e inaspettato «buon pranzo». Sono le voci dei Papi, registrate dalla Radio Vaticana dal 1931 ad oggi. Ora grazie alla digitalizzazione di 8mila nastri sarà migliorata la loro conservazione e la loro fruibilità.



La presentazione dell'archivio sonoro con la voce dei pontefici si inserisce nelle iniziative per le celebrazioni in vista della canonizzazione di Papa Roncalli e Papa Wojtyla. L'emittente della Santa Sede segue passo passo l'attività dei pontefici e in oltre ottant'anni ha accumulato ore e ore di registrazioni. Un archivio che contiene fino ad oggi 23.207 avvenimenti documentati attraverso oltre 37mila file.



«L'archivio sonoro è fondamentale - ha detto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ma anche direttore generale di Radio Vaticana - perché ci consente nel tempo di riascoltare i discorsi del Papa» anche relativi a quegli anni nei quali «non c'era la cultura di pubblicare quello che il Papa aveva effettivamente detto». Si pubblicavano i discorsi previsti e quindi le parole dette a braccio e i discorsi improvvisati non venivano trascritti. «Non era una questione di censura ma di una cultura che è poi cambiata nel tempo», spiega Lombardi.



Alla conferenza stampa era presente anche il cardinal Giovanni Battista Re che ha parlato di Karol Wojtyla, di cui è stato uno stretto collaboratore, come del «mistico con i piedi per terra». Il giornalista Gian Franco Svidercoschi ha ricordato di Giovanni Paolo II la forza della voce da «quando urlava ad Agrigento contro la mafia o in Nicaragua dove i sandinisti gli avevano tolto il microfono» fino al momento in cui «non è riuscito a parlare e forse quello è stato il suo 'discorso' più bello». Di Giovanni XXIII Svidercoschi ricorda invece il discorso della 'luna'. «Ero un giovane cronista dell'Ansa, seguivo il Concilio, che per me è cominciato però quella sera. Sentii le parole 'luna', 'carezza', 'piangere', parole che la Chiesa non usava più e con quel discorso invece è tornata tra gli uomini. Quel discorso ha cambiato la Chiesa e anche la mia vita».
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