Vaticano-Cina, In dirittura d'arrivo lo storico accordo: cambierebbe il futuro della Chiesa

Vaticano-Cina, In dirittura d'arrivo lo storico accordo: cambierebbe il futuro della Chiesa
di Franca Giansoldati
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Venerdì 14 Settembre 2018, 20:25
Città del Vaticano – L'accordo è davvero storico e porterà una nuova stagione di rapporti tra la Cina e il Vaticano. Stavolta tutto sembra in dirittura di arrivo. La bozza dell'intesa, frutto di anni di trattative più o meno segrete tra il governo di Pechino e i diplomatici della Santa Sede, è pronta per la firma che potrebbe arrivare imminentemente, forse già il mese prossimo. Si tratta di un passaggio enorme per la Chiesa cattolica che potrà così rivolgere le sue attenzioni ad un enorme bacino d'anime e, nello stesso tempo, sanare una frattura che si era consumata con l'avvento della rivoluzione di Mao . L'accordo quadro al momento riguarda però solo la questione delle nomine dei vescovi e non include affatto aspetti diplomatici, come l'avvio di nuove relazioni. Per quelle il cammino è ancora in salita perchè il Vaticano dovrebbe rivedere il suo legame con Taiwan, l'isola ribelle che la Cina considera ancora parte ideale del suo territorio.

Secondo il Wall Street Journal il momento per sanare le vecchie ferite è arrivato. Questo significherebbe il primo riconoscimento ufficiale da parte del governo cinese del Pontefice come capo della Chiesa cattolica in Cina. Papa Francesco riconoscerebbe, invece, i sette vescovi cinesi scomunicati anni addietro dopo la nomina del governo comunista senza il via libera del Vaticano. E' da tempo che il sofferto accordo viene dato imminente con cadenza periodica senza che però maturi la formalizzazione. In Vaticano, tuttavia, qualcuno frena e ipotizza persino un altro rinvio a causa di eventi imprevisti ricordando che lo stallo sarebbe dovuto alle resistenze sulla posizione di due vescovi.

Papa Francesco intanto preme l'acceleratore per arrivare al traguardo prima possibile. In Vaticano chi ha in mano il dossier afferma che un accordo debole è sempre meglio che nulla, anche perchè la situazione politica di Pechino potrebbe anche cambiare in futuro, naturalmente in peggio.

Contro il dossier si era battuto come un leone il cardinale di Hong Kong, il salesiano Joseph Zen Ze-kiun, che aveva accusato Papa Francesco di svendere la Chiesa ai desiderata della Cina, aprendo alla sostituzione di due vescovi cinesi nominati dal Vaticano con altri due graditi a Pechino, dopo una visita in Cina di una delegazione della Santa Sede a dicembre scorso. Le parole del cardinale avevano suscitato la reazione sdegnata del segretario di Stato, Parolin.

Anche nel marzo scorso tutto sembrava fatto. Un vescovo cinese, Guo Jincai, segretario generale della Conferenza dei vescovi della Chiesa cattolica in Cina (riconosciuta dal governo) anticipava che il dibattito era nella fase finale. Ma poi qualcosa aveva inceppato il meccanismo delle trattative, iniziate tre anni fa, sotto la pressione di Papa Francesco che vede nell'Asia un deposito di anime enorme ed è convinto che il volto futuro della Chiesa sia in Oriente e non più in Occidente dove ormai le chiese sono vuote e si è persa la spinta propulsiva dell'evangelizzazione. In Cina ci sono circa 12 milioni di cattolici, divisi tra un’associazione che fa riferimento al governo con il clero scelto dall’autorità comunista, e una chiesa non ufficiale fedele al Vaticano e ciclicamente perseguitata o ostacolata.

 
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