Auschwitz, una sopravvissuta ai giovani: quando non si considera il passato non si avrà futuro

Auschwitz, una sopravvissuta ai giovani: quando non si considera il passato non si avrà futuro
di Franca Giansoldati
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Venerdì 29 Luglio 2016, 20:37
Cracovia - La storia di Ewa Umlauf, ebrea sopravvissuta, toglie il fiato. Si dichiara religiosa ma non osservante. “Per intenderci – dice - non vado in sinagoga ogni settimana. Io mi sono salvata da Auschwitz, sono stata fortunta, avevo due anni appena. Sono nata nel dicembre 1942 nel campo di Nowaki, in Slovacchia. Quando ci trasferirono in un altro campo, scoprimmo che si trattava di Auschwitz, ma fummo fortunati: il caso volle che il trasferimento avvenisse due giorni prima che i nazisti mettessero fine alla attività delle camere a gas. I russi si trovavano già in Polonia".

Ewa racconta di avere vissuto nel Blocco in cui operava Mengele. "Mia madre lavorava nello stesso campo e mio padre in un altro campo. Mia mamma sopravvisse, nonostante la mia gravidanza e la mia debolezza. Ero talmente malaticcia che i prigionieri che erano medici le dicevano che non c'era nulla da fare. Con la liberazione ho riguadagnato la mia salute. In seguito mia mamma ebbe altre due figlie tornando in Slovacchia. Mio padre, invece, morì di sepsi. Io e mia sorella abbiamo studiato in Slovacchia e siamo diventate medici, mia madre si risposò nuovamente".

"Io mi sono sposata con un altro sopravvissuto polacco e abbiamo avuto tre bambini. Vorrei dire che ho imparato che tante mie paure, tanti stati mentali, tante debolezze psicologiche sono state una conseguenza di Auschwitz. Vorrei dire a tutti che se non ci si preoccupa di queste cose, diventano persino cause di disfunzioni ereditarie, che finiscono per trasmettersi agli altri membri della famiglia e ai figli che si avranno. Mia mamma non parlò mai della sua esperienza nel campo ma ha fatto tutto quello che ha potuto per ricominciare, andando anche a scuola, per esempio, fino a diventare una insegnante. Lei ci ha lasciato un grande potere. Lei soffriva di grandi depressioni anche da anziana ma noi non potevamo aiutarla. Ho scritto questa storia in un libro anche per aiutare i miei figli. Attraverso queste pagine hanno potuto imparare tante cose della propria famiglia e io stessa ho imparato ad accettare il mio destino. Voglio comunicare ai giovani, a tutti i giovani, che combattere è positivo in rapporto alla vita. Imparare dal passato ci da potere. Quando non si considera il passato non si ha futuro. I ragazzi devono ricordarsi questo, che devono dire “si” alla vita anche nelle peggiori circostanze".

 
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