Padre Uzhunnalin in ostaggio dell'Isis per 18 mesi: «Mi ordinavano: nei video piangi»

Padre Uzhunnalin in ostaggio dell'Isis per 18 mesi: «Mi ordinavano: nei video piangi»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 18 Settembre 2017, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 09:08
Città del Vaticano Smunto, dimagrito di trenta chili, lo sguardo un po' spiritato ma davanti a quei 18 mesi da incubo nelle mani di un gruppo di terroristi islamici sembra avere eretto una salutare barriera. Da padre Tom Uzhunnalil - rapito vicino ad Aden, nello Yemen, nel marzo 2016, traspare serenità. E' stato liberato alcuni giorni fa grazie all'intervento del sultanato dell'Oman che, su richiesta di Papa Francesco, ha portato avanti una mediazione con i sequestratori, ottenendone il rilascio. Padre Tom ora si trova a Roma per sottoporsi ad una serie di cure mediche. In compagnia del rettore maggiore dei salesiani - l'ordine religioso al quale appartiene - ha raccontato la sua esperienza iniziata con il suo sequestro, l'uccisione di 16 persone, tra cui quattro suore di Madre Teresa. Solo sister Sally quel giorno si salvò per miracolo. Fu lei a indicare che i miliziani appartenevano all'Isis.

Perché i terroristi hanno ucciso tutti e hanno risparmiato solo lei?

«Ho detto loro che ero indiano e mi hanno lasciato in pace, mi hanno risparmiato. Forse questo particolare ha un significato. Io non so perché mi hanno rapito. Ricordo che mi hanno portato via il telefono. Penso che abbiano assaltato il centro missionario per i soldi. Tutti vogliono avere soldi».

Erano dell'Isis?

«Io non conosco il gruppo, non posso dirlo, erano vestiti come tutti gli altri. Hanno sempre avuto il volto coperto, non capivo a loro lingua, ma non sono mi stato minacciato e non ho mai subito violenze di alcun genere».

Non hanno cercato di imporle la loro religione?

«Mai. Io però non parlavo la loro lingua e loro parlavano male l'inglese. Certo, sapevano che ero un prete e mi hanno solo consigliato di leggere il Corano, che leggevo già comunque perché qualcuno mi aveva regalato una traduzione in inglese. Solo una volta mi hanno consigliato di diventare musulmano».

Ha mai avuto timore per la sua vita?

«Ricordo che un giorno i sequestratori mi hanno chiesto: quanti anni hai? Io ho risposto, 58. E loro: non ti preoccupare vivrai fino a 85 anni. Avevo solo problemi per via delle medicine che dovevo prendere. Io sono diabetico. Ma quando ne ho avuto bisogno mi hanno procurato medicine. Oltre al diabete ho avuto anche della febbre. Un'altra volta ho avuto una forte ipertensione causata dal diabete e mi hanno fatto visitare da un medico».

Come trascorreva le giornate?

«In una camera. Per tenermi in movimento ho anche fatto un po' di esercizio. Dio si è preso cura di me, ma dormivo bene sia la notte che il giorno. Pregavo tutto il tempo, anche per i miei sequestratori. Pregavo tanto per le persone che avevano perso la vita. Ringrazio di non essere stato maltrattato. Ma non ho mai pianto, neanche quando i sequestratori dovevano girare i video e volevano che piangessi davanti alla telecamera, per dare una immagine più tragica della realtà».

Ha idea dove fosse il luogo della prigione?

«Hanno cambiato diverse volte. Il primo posto non era così caldo come ad Aden, ma non saprei dire, forse nelle montagne perché c'era più fresco. Lì sono rimasto 4 mesi. Poi ho cambiato altre due volte, fino al giorno della liberazione. Durante questo periodo sono stati fatti dei video, non so se li avete visti. Nei video si vede che mi maltrattano, ma era una finta, era solo per suscitare interesse, fare effetto».

Lei ha incontrato il Papa..

«Mi ha baciato le mani, mi ha benedetto. Ha pregato tanto per me. Ho avuto modo di raccontargli tutto di questa esperienza. Senza questo sequestro non sarei mai stato da lui a Santa Marta».

E' stato pagato un riscatto?

(A questo punto interviene il rettore maggiore dei salesiani che risponde al posto di padre Tom) «Nessuno ci ha mai chiesto un euro e mai nessuno ci ha detto che è stato pagato qualcosa».

Tornerà nello Yemen?

(Risponde sempre il rettore dei salesiani) «Per alcuni giorni ancora dovrà restare per via dei medici, poi siamo in attesa di ricevere il passaporto indiano. Sarà una questione di alcuni giorni. Poi padre Tom tornerà in India, nel Kerala».  
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