Giubileo, dall'equatore al polo 10mila Porte Sante si sono chiuse: bilancio del Papa a San Pietro

Giubileo, dall'equatore al polo 10mila Porte Sante si sono chiuse: bilancio del Papa a San Pietro
di Franca Giansoldati
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Domenica 13 Novembre 2016, 20:48 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 11:18

Città del Vaticano - Le Porte Sante si sono chiuse. In tutto il mondo. All'appello manca solo la maestosa entrata di San Pietro. Secondo il computo tenuto dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, in tutto le Porte Sante erano circa 10 mila, sparpagliate qui e là nei cinque continenti, dall'estremo Nord all'Equatore, dal santuario sulle montagne alla tenda nel deserto, dalla cattedrale modernissima al monastero medievale. C'era perfino una Porta Santa talmente minimal da essere formata solo da un uscio e uno stipite, nient'altro, collocata apposta così da un vescovo georgiano in una area edificabile in attesa che le autorità di Tblisi concedessero il permesso burocratico necessario per edificare il resto in mattoni. Ieri si è chiusa anche la porta della cattedrale di Bangui, in Centrafrica.

L'anno scorso Papa Francesco aveva aperto il Giubileo da quel portoncino di legno scalcagnato e ancora fresco di vernice, varcando una soglia poverissima e potente, capace di schiudere la Chiesa ad un anno di riflessioni sulla misericordia, concetto ampio e inesplorato, collocato al centro delle preghiere di una moltitudine di fedeli in ogni chiesa. Il primo Giubileo decentrato che ha rotto gli schemi tradizionali, portando il centro in periferia, ribaltando l'ordine delle cose. Sarà difficile tornare indietro. L'ultimo appuntamento in programma prima della cerimonia di domenica prossima a San Pietro, Bergoglio lo ha voluto dedicare a coloro che vengono scartati dalla società, i senzatetto, i disgraziati, i malati psichici senza più nessuno, i disoccupati cronici, gli anziani abbandonati. Fantasmi ai bordi di un sistema che oramai fatica a vederli. E' tempo di bilanci. Cosa resterà di quest'anno speciale? La speranza di Bergoglio viene condensata in una metafora: “l’acqua scorre via ma ci sono realtà preziose che rimangono, come una pietra pregiata in un setaccio. Che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono! Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto – il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa Basilica – passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri”. Eppure l'esclusione riguarda persone ritenute inutili: “Ed è grave che ci si abitui a questo scarto”.

Papa Bergoglio sembra osservare la moltitudine crescente che si affaccia all'orizzonte. Chi ha sempre di meno viene ignorato da chi ha sempre di più. Nella basilica di San Pietro è tuonato tutto il suo sdegno: “È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare. E' tragica la contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi. È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo. Perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti”. Infine ha messo in guardia dai falsi messia, da chi specula sul dolore dipingendo un Dio capace di castigare, di vendicarsi e di perdonare poco. “La storia della Chiesa è ricca di esempi di persone che hanno sostenuto tribolazioni e sofferenze terribili con serenità, perché avevano la consapevolezza di essere saldamente nelle mani di Dio.

Egli è un Padre fedele, è un Padre e premuroso, che non abbandona i suoi figli”. 

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