Siria, il Patriarca cattolico: «Trump difenderà la libertà religiosa di tutti, anche dei cristiani»

Siria, il Patriarca cattolico: «Trump difenderà la libertà religiosa di tutti, anche dei cristiani»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 24 Febbraio 2017, 19:05 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 00:40
Città del Vaticano - «Spero che Trump possa realizzare ciò che sta dicendo a proposito della Siria e della libertà religiosa. Vuole difendere questo diritto per tutti  e non solo per noi cristiani».  Sua Beatitudine Ignace Youssef III Ounan, Patriarca siro-cattolico di Antiochia, in questi giorni si trova a Roma a presentare la piattaforma cattolica nata per dare voce al silenzio della persecuzione (www.allstandtogether.com).

Punta il dito sulla precedente amministrazione americana?
«Almeno Trump dice le cose come stanno e non ha paura di essere politicamente scorretto. Per esempio dice che i cristiani sono i più perseguitati, i più vulnerabili e che, in alcune zone, contro di loro, si è consumato un genocidio. Il che è vero. L’amministrazione precedente, invece, preferiva essere silenziosa su questo argomento. Preferiva tacere per non offendere i Paesi del Golfo, l’Arabia Saudita che con la loro linea wahabita hanno creato le basi per alimentare l’odio».

Vi sta aiutando la politica di dialogo che sta portando avanti Papa Francesco?
«Tantissimo. E’ fondamentale per il nostro futuro. Voi qui in Europa non riuscite nemmeno ad immaginare l’incubo che da sei anni i cattolici patiscono. La statura del Papa è tale da consentirci di sperare di ricostruire un tessuto sociale che si è disintegrato. Non c’è più».

L’Europa vi ha aiutato?
«Il problema adesso è di sostenere il governo siriano, un governo legittimo e riconosciuto dalla Nazioni Unite. Purtroppo ci sono Paesi europei, come Francia, Inghilterra e Germania, che non aiutano in questa delicata fase…».

A cosa fa riferimento?
«Che continuano a fomentare quei ribelli che si oppongono al governo siriano senza tenere conto che c’è un popolo che sta vivendo un incubo ininterrotto da sei anni. I ribelli moderati in Siria non esistono e dall’inizio del conflitto hanno continuato ad avvalorare questa bugia con effetti devastanti per tutti. Di conseguenza i giovani se possono se ne vanno. Le comunità cattoliche sono svuotate, sono state decimate dalla emigrazione e tutti sappiamo che son persone che non torneranno più indietro. E’ un incubo».

Cosa prevede per l’immediato futuro?
«Se la guerra continuerà (come è stato finora programmato per la Siria) i cristiani diminuiranno ancora. A parole tutti sostengono che le minoranze cristiane sono importanti per il futuro, ma di fatto chi può se ne va».

E’ vero che in questi anni si è spezzato il filo della secolare convivenza tra musulmani e cattolici?
«I germi del fondamentalismo stanno invadendo tutta la società. Sarà difficile che queste relazioni, questa convivenza, possano riprendere come prima. I leader musulmani dicono che i cristiani devono restare, che sono importanti ma non fanno poi nulla per condannare le bande dell’Islam radicale. Da parte loro non c’è ancora stata una posizione chiara a livello locale sul tema del fondamentalismo islamico. E così accade che la predicazione dell’odio vada avanti».

Eppure ci sono stati centri islamici imporatanti, penso ad Al Azhar che hanno preso posizione netta sul terrorismo dicendo che non era Islam…
«E’ vero, Al Azhar ha fatto un grande passo avanti. In questi giorni è in corso un incontro al Cairo con il cardinale Tauran al quale ero stato invitato. La questione non riguarda i vertici, le fasce alte, piuttosto quelle basse. E così i versetti contro i pagani infedeli vengono interpretati in modo univoco, nei paesi del Golfo si educano i bambini all’odio verso gli altri. Ci sono altri versetti che dicono che chi si inchina a una croce è un infedele. Insomma, per sradicare il radicalismo è necessario agire tutti assieme».

 Ha parlato di queste cose con il Papa?
«Certamente. Gli ho anche detto che ai nostri fratelli musulmani bisogna parlare chiaro, abbandonare un certo linguaggio politicamente corretto, e dire loro la verità. Questo li aiuterà ad andare avanti».

Ci sono correnti all’interno della Chiesa che sostengono che i musulmani costituiscono un pericolo per il futuro dell’Europa, lei che ne pensa?
«E’ una questione vostra, di voi europei. Io dico sempre che il vero tema del futuro è l’integrazione. Chi entra deve imparare a rispettare una cultura e una civiltà. Altrimenti non ci sarà mai una amalgama tra religione islamica e stato in Europa».
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