Il Papa: se il prete maltratta i fedeli non deve confessarli, la Chiesa non è padrona

Il Papa stamattina in piazza San Pietro
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Mercoledì 20 Novembre 2013, 15:01 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 16:50
Anche i sacerdoti devono confessarsi, anche i vescovi, perch sono peccatori. Anche il Papa si confessa, ogni 15 giorni, perch anche il Papa un peccatore»: lo ha detto Papa Francesco durante l'udienza generale. «E il confessore sente le cose che gli dico, mi consiglia e mi dà il perdono. E ho bisogno di questo perdono».



«Se il prete maltratta i fedeli non amministri la confessione». «Il servizio che il sacerdote presta da parte di Dio nel sacramento della confessione - ha detto il Papa - è un servizio molto delicato, che esige che il suo cuore sia in pace, che abbia il cuore in pace, che non maltratti i fedeli ma che sia amico fedele e misericordioso, che sappia seminare speranza nei cuori e soprattutto sia consapevole che il fratello e la sorella cerchi il perdono e lo faccia come le tante persone che si accostavano a Gesù perchè le guarisse. Il sacerdote che non ha questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo sacramento. I fedeli penitenti hanno il dovere? No, hanno il diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio. Il perdono di Dio ci viene trasmesso attraverso il ministero di un nostro fratello. Anche lui come noi ha bisogno di misericordia, diventa veramente strumento di misericordia donandoci il perdono di Dio padre». Ricordando che Gesù diede agli apostoli il potere di perdonare i peccati, e che quindi «la Chiesa è depositaria del potere delle chiavi, di Dio che perdona ogni uomo», papa Francesco ha detto che Dio stesso «ha voluto che chi fa parte della Chiesa riceva il perdono tramite i ministri della comunità. In questo modo Gesù ci chiama a vivere la riconciliazione anche nella dimensione ecclesiale, comunitaria. E questo è molto bello. La Chiesa che è santa e insieme bisognosa di penitenza accompagna il nostro cammino», ha osservato. Secondo Bergoglio, «la Chiesa non è padrona del potere delle chiavi, ma è serva del ministero della misericordia e si rallegra tutte le volte che può offrire questo dono divino».



«La Chiesa non è padrona, ma serva del potere di perdonare». «Tante persone - ha detto il Pontefice - forse non capiscono la dimensione ecclesiale del perdono, perchèédomina sempre l'individualismo, il soggettivismo, e anche i cristiani ne soffrono. Per noi cristiani c'è un dono in più e anche un impegno in più: passare umilmente attraverso il ministero ecclesiale e questo dobbiamo valorizzarlo. E' un dono e anche una cura, una protezione. E anche una sicurezza che Dio mi ha perdonato. Quando il prete dice "io ti perdono" è Dio che ti perdona. E io ho la sicurezza di quello che dico sempre: Dio ti perdona, non si stanca di perdonarti, e noi non dobbiamo stancarci di chiedere perdono. "Ma padre, io ho vergogna di andare a dire i miei peccatì - ha esemplificato Francesco - Ma guarda, le nostre mamme, le nostre nonne dicevano che è meglio diventare una volta rosso che mille volte giallo. Tu diventi una volta rosso e ti vengono perdonati i peccati».



«Valorizzare gli innumerevoli benefici che la famiglia apporta alla crescita economica, sociale, culturale e morale dell'intera comunità umana»: è l'auspicio formulato da Papa Francesco ricordando, al termine dell'udienza generale, che il 22 novembre prossimo sarà inaugurato dalle Nazioni Unite l'Anno internazionale della famiglia rurale.



Associazione Orlandi: in piazza San Pietro il Papa ci ha evitato. Una delegazione di 40 rappresentanti dell'Associazione Emanuela Orlandi ha partecipato all'udienza generale del Papa, senza però riuscire ad avere un saluto del Pontefice. «Anche quando il Papa è passato con l'auto vicino a noi - ha dichiarato Adriana Dari organizzatrice dell'incontro - ha fatto di tutto per evitare di rivolgere un cenno di saluto o di incrociare lo sguardo con noi, nonostante Pietro Orlandi e due suoi figli si fossero protesi verso di lui. Ci è sembrato chiaro che ci fosse la volontà di oscurare la nostra presenza, come ormai da anni stanno facendo le gerarchie vaticane sulla vicenda di Emanuela Orlandi». Anche quando prima delle parole di papa Bergoglio, è stato letto l'elenco delle parrocchie e delle associazioni presenti in piazza, italiane e straniere, oltre 100 nomi, ha colpito i componenti la delegazione il fatto che fossero citati tutti i presenti, compresa la delegazione dei "Diavoli in festa" della località "Casale del Diavolo", ma non l'Associazione Emanuela Orlandi, nonostante fossero stati richiesti a nome di questa associazione i passi per assistere all'udienza. I membri dell'associazione erano in piazza con le magliette con la foto di Emanuela e la scritta «Chi dimentica cancella, noi non cancelliamo».
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