Nell'aula Nervi ci sono seimila pellegrini tenuti al riparo dal solleone della piazza. Bergoglio con loro riflette su quello che sta accadendo nel mondo, la «terza guerra mondiale fatta a pezzetti». Attentati, la guerra in Siria, i bombardamenti in Libia. «Il mondo malato». Ripensa a quello che gli hanno chiesto i giovani di Cracovia. Vogliamo la pace. «In questo modo in guerra ci vuole fraternità, dialogo e amicizia. I ragazzi che hanno partecipato alla Gmg parlano lingue diverse ma riescono a capirsi perché hanno questa volontà di fare ponti di fraternità».
Poi riassume le emozioni provate durante quel viaggio. Nel silenzio scelto al lager di Auschwitz per esempio: «ho ascoltato, ho sentito la presenza di tutte le anime che sono passate di là, ho sentito la compassione, la misericordia di Dio che alcune anime sante hanno saputo portare anche in quell’abisso, in quel grande silenzio». La memoria e la storia che si sono mescolate con la fede. «Ho pregato per tutte le vittime della violenza e della guerra, lì in quel luogo ho compreso più che mai il valore della memoria, non solo come ricordo di eventi passati, ma come monito e responsabilità per l’oggi e il domani perché il seme dell’odio e della violenza non attecchisca nei solchi della storia».
Il Papa commenta amaro: «In questa memoria delle guerre e delle tante ferite tanti dolori vissuti anche ci sono tanti uomini e donne oggi che soffrono le guerre, tanti fratelli e sorelle nostre, guardando quella crudeltà in quel campo di concentramento ho pensato subito alle crudeltà di oggi che assomigliano, non così concentrata come in quel posto ma dappertutto il mondo, questo mondo è malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza e per questo sempre chiedo la preghiera che il Signore ci dia la pace».
Infine una riflessione sull’Europa: «non può esserci futuro per il continente senza i suoi valori fondanti, i quali a loro volta hanno al centro la visione cristiana dell’uomo».
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