Papa Francesco: «La Chiesa è popolo di Dio, questo non è populismo»

Papa Francesco: «La Chiesa è popolo di Dio, questo non è populismo»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 27 Aprile 2017, 17:32 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 11:05
Città del Vaticano Il populismo secondo Papa Francesco: «Quando dico popolo, non intendo populismo: ma intendo la gente, il popolo di Dio». La relazione diretta e non tradizionale con le masse, ultimamente in politica un tema di grande attualità, ha fatto capolino stamattina in un discorso fatto da Bergoglio all’Azione Cattolica. In passato lo aveva già affrontato con i giornalisti hai quali aveva specificato che il concetto può essere equivocato dato che «in Sudamerica assume un altro significato che non in Europa». La distinzione, di conseguenza, si presenta obbligata. «Si può parlare di popolo come categoria  logica, si può parlare di populismo, parlarne ideologicamente, ma  popolo per me è una categoria mitica» ha detto stamattina. Una tipologia che farebbe riferimento direttamente alle radici evangeliche: «il popolo, la gente: Gesù non  era seguito dalla folla: i discepoli, la gente, perché curava gli  infermi e parlava con autorità».

La Chiesa e le strutture cattoliche, di conseguenza, non possono vivere disgiunte dalla gente. «L’Azione Cattolica non può stare in un laboratorio,  lontano dal popolo, ma viene dal popolo e deve stare in mezzo al  popolo!». A coloro che stamattina prendevano parte all’udienza è stato suggerito di «popolarizzare di più l’Azione Cattolica. Portare gente che non sta nella elite della società? No, non lo dico in  modo ideologico, questo è ideologia del popolo, lo dico come  categoria mitica del popolo, il santo popolo fedele di Dio. Non è  una questione d’immagine ma di veridicità e di carisma. Non è  neppure demagogia, ma seguire i passi del maestro che non ha  provato disgusto per nulla».

Per «poter seguire questo cammino», ha detto ancora il Papa, «è bene ricevere un quartiere popolare. Fare un bagno di popolo. Condividere la vita della gente e imparare a scoprire quali sono i suoi interessi e le sue ricerche, quali sono i suoi aneliti e le sue ferite più profonde; e di che cosa ha bisogno da noi. Ciò è fondamentale per non cadere nella sterilità di dare risposte a domande che nessuno si fa. Quali sono le domande che ha il popolo, la gente, a cui non rispondiamo se andiamo con il discorso preparato. I modi di evangelizzare si possono pensare da una scrivania, ma solo dopo essere stati in mezzo al popolo e non al contrario».









 
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