Papa Francesco sotto accusa da un teologo Usa: «Non accetta critiche e sta dividendo la Chiesa»

Papa Francesco sotto accusa da un teologo Usa: «Non accetta critiche e sta dividendo la Chiesa»
di Franca Giansoldati
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Giovedì 2 Novembre 2017, 12:54
CITTA' DEL VATICANO - Come se non fossero finora bastate le ondate di critiche che si abbattono ciclicamente sul pontificato di Papa Bergoglio, un nuovo fronte negativo si è aperto in questi giorni negli Stati Uniti. Un noto teologo americano, Thomas Weinandy, nominato da Papa Francesco nel 2014 tra i membri della Commissione Teologica Internazionale, ha rotto il silenzio che si era imposto diffondendo la lettera privata che aveva scritto nel luglio scorso a Francesco (senza mai avere ottenuto una risposta). Il testo è stato diffuso negli Stati Uniti e, per le questioni affrontate, ha subito fatto il giro del mondo, facendo immediatamente correre ai ripari i vescovi americani. In un comunicato diffuso ieri hanno assicurato che la Chiesa americana è totalmente fedele al Papa (“Noi siamo saldamente uniti e leali al Santo Padre Papa Francesco che è la perpetua e visibile fonte dell'unità della Chiesa”). La nota dei vescovi porta la firma del presidente Di Nardo che ha anche rimosso il teologo da tutti gli incarichi.

A giustificare una reazione tanto ferma sono i contenuti della lettera del teologo: toni certamente cordiali e rispettosi ma durissimi nell'essenza. In buona sostanza Weinandy – autore di decine di pubblicazioni, docente in diverse università, seguito e apprezzato per la sua autorevolezza – ha invitato Bergoglio a mettere a fuoco cosa sta accadendo in questo periodo tra i fedeli. «Una confusione cronica sembra contrassegnare il suo pontificato. La luce della fede, della speranza e dell'amore non è assente, ma troppo spesso è oscurata dall'ambiguità delle sue parole e azioni. Ciò alimenta nei fedeli un crescente disagio». Non è solo l'Amoris Laetitia ad essere oggetto della disamina impietosa, ma più in generale sono certi ripensamenti papali, certe nomine che col tempo si sono rivelate «sbagliate», una «scarsa trasparenza» e, infine, l'incapacità di ascoltare anche le critiche.

«Padre Santo, questo mi porta alla mia preoccupazione finale. Lei ha parlato spesso della necessità della trasparenza all'interno della Chiesa. Lei ha incoraggiato spesso, soprattutto durante i due sinodi passati, tutte le persone, specialmente i vescovi, a parlare francamente e a non aver paura di ciò che il papa potrebbe pensare. Ma lei ha notato che la maggioranza dei vescovi di tutto il mondo stanno fin troppo in silenzio? Perché è così? I vescovi imparano alla svelta, e ciò che molti di loro hanno imparato dal suo pontificato non è che lei è aperto alla critica, ma che lei non la sopporta. Molti vescovi stanno in silenzio perché desiderano essere leali con lei, e quindi non esprimono – almeno in pubblico; in privato è un’altra cosa – le preoccupazioni che il suo pontificato alimenta. Molti temono che se parlassero con franchezza sarebbero emarginati o peggio».

Il teologo statunitense mette poi in guardia il Pontefice dagli effetti secondari della sinodalità: «permettere e promuovere diverse opzioni dottrinali e morali all'interno della Chiesa può solo portare a una maggior confusione teologica e pastorale. Una tale sinodalità è insipiente e di fatto agisce contro l'unità collegiale tra i vescovi». Per farla breve sarebbe fonte di troppe divisioni. Se prima i mugugni di vescovi, teologi, intellettuali cattolici rimanevano sotto traccia o comunque circoscritti in ambito cattolico, da un po' di tempo in qua sembrano essersi moltiplicati e si stanno espandendo. Tanto che in Italia, il vescovo di Modena, monsignor Erio Castellucci, sembra essere preoccupato. Ultimamente ha chiesto alla sua diocesi di evitare di invitare a convegni o incontri culturali persone che potrebbero essere foriere di critiche feroci nei confronti di Papa Francesco. 
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