Roma, Papa Francesco spegne le antenne per le onde medie

Roma, Papa Francesco spegne le antenne per le onde medie
di Franca Giansoldati
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Giovedì 18 Maggio 2017, 20:03 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 15:32
Città del Vaticano - Le gigantesche antenne di Radio Vaticana, a Santa Maria di Galeria - per intenderci quelle che una decina di anni fa erano state al centro di una battaglia per il loro impatto sulla salute degli abitanti della zona, - hanno quasi tutte smesso di trasmettere. Quasi tutte ma non tutte appunto. Infatti alcune sono state spente secondo i piani di una vasta operazione di smantellamento che procede progressivamente in base alla road map della riforma numero uno del Vaticano, quella della comunicazione. Chiamata anche la riforma delle riforme di Papa Francesco. Forse la più difficile per estensione, per numeri, per innovazioni tecnologiche, per sinergie.

Quelle antenne, di conseguenza, sono il simbolo del maxi riordino che marcia nonostante alcune ormai marginali frizioni interne, resistenze, compresa una certa ostinazione dei settori interessati, alcuni dei quali caparbi a non volere girare pagina. Sullo sfondo dei cambiamenti la sorte delle ultime antenne per le onde medie. Sono definitivamente state dismesse nel dicembre 2016. Si trattava di due frequenze, una per ritrasmettere in parte il palinsesto FM della Radio Vaticana e i radio giornali, mentre l’altra era riservata ai contributi audio che andavano sul web, onde corte e satellite. Oggi per quanto riguarda l’aspetto radiofonico, in sostanza il canale 105 Radio Vaticano Italia che si sta ripensando come radio di flusso, i tecnici stanno lavorando ad un impianto più efficiente, decisamente innovativo. Avendo a disposizione DAB e a breve un canale dvb-t nazionale, con i programmi disponibili in digitale su TuneIn, la App della Radio Vaticana e il web, la diffusione è tale da non richiedere più la trasmissione in onde medie.

Per chiarire, per i non addetti ai lavori, le FM concesse allo Stato Citta del Vaticano da Ginevra sono FM di copertura dello Stato, ovvero circa la città di Roma. Le onde medie, invece, arrivavano a coprire l'Italia e i Paesi confinanti con il Mediterraneo con una bassissima qualità. Oggi il Vaticano sta lavorando ad un impianto FM, più efficiente, meno costoso, e meno "contaminante" grazie al web. I tecnici spiegano che non avrebbe avuto senso mantenere un altro impianto per duplicare lo stesso servizio, specialmente perché gli ascoltatori a Roma e dintorni utilizzano già FM di qualità, via web. Le onde medie di fatto sono finite in disuso, praticamente superate, nonostante il loro passato glorioso. In passato sono servite a comunicare notizie Oltrecortina, ai tempi della Guerra Fredda, e poi in altri Paesi privi di libertà.

Alcuni giorni fa Papa Bergoglio ricevendo monsignor Dario Viganò, Prefetto della segreteria per la Comunicazione, la persona alla quale ha affidato l’intero maxi progetto, lo ha incoraggiato ad andare avanti, a fare presto, a perseverare. La riforma delle comunicazioni è vitale per il futuro. «Non dobbiamo avere paura della riforma che non è imbiancare le cose, organizzarle in un altro modo. Non lasciamoci vincere dall’attaccamento a un passato glorioso, piuttosto facciamo vivere il gioco di squadra». Se necessario si può usare persino «un po’ di violenza buona». Come dire che nella ristrutturazione di un settore cruciale (che già Giovanni Paolo II avrebbe voluto cambiare ma non ebbe fortuna) è bene non indugiare troppo. Il tempo è prezioso.

Già allora ogni area era un regno a parte, la cui autonomia veniva difesa gelosamente. Le realtà coinvolte nel processo di riforma non sono poche: il Centro Televisivo Vaticano, la Libreria Editrice Vaticana, L’Osservatore Romano, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, la Radio Vaticana, la Sala Stampa, il Servizio Fotografico, il Servizio Internet e la Tipografia Vaticana. Ad rendere i cambiamenti urgenti sono da una parte i costi complessivi, lievitati col tempo a dismisura (si tratta di quasi 700 dipendenti), e dall’altra un essenziale ammodernamento tecnologico. Solo l’apparato della Radio Vaticana grava ogni anno sulle casse del Papa per 26,3 milioni di euro l’anno, di cui 18,4 milioni di personale. Un peso economico al momento supportato senza l’apporto di alcun tipo di pubblicità. Per il futuro si vedrà. L’operazione più complicata che è stata affrontata non poteva che riguardare Santa Maria di Galeria. Per mesi e mesi è continuato il braccio di ferro sotterraneo tra padre Lombardi, ex direttore dell’emittente e Viganò, orientato a mantenere il servizio ma con una serie di innovazioni.Su una cosa entrambi sono d’accordo: è importante servire e sostenere i Paesi poveri prescindendo dalla difesa di una o dell’altra tecnologia.

Per l'Africa  c’è allo studio un accordo in dirittura d’arrivo con Facebook che grazie ad una applicazione permetterà alla gente di ricevere messaggi del Papa sul cellulare in 44 Paesi. Visto che al momento non è ancora stato attivato il servizio tramite Facebook, le onde corte continuano ad essere funzionanti almeno per l’Africa. Altre novità in vista sono previste per la Tipografia e la Libreria Editrice Vaticana che verranno a breve inglobate e armonizzate con il settore della comunicazione. In costruzione anche un hub multimediale, un nuovo portale con una unica redazione. Anche l’Osservatore Romano che ha guadagnato ben tre citazioni nel discorso del Papa, dovrà trovare strade nuove con la consapevolezza che più che sui numeri può contare sull’autorevolezza.

Quanto alle trasmissioni settimanali in latino verso l’Europa in onde corte sono state spente da marzo. La motivazione è che oggi in Europa non ha più senso trasmettere ogni giorno la Messa in latino alle 7 del mattino in onda corta da Roma. Chi vuole pregare, può farlo a prescindere. Una misura per armonizzare un settore che, prima o poi, andava rimesso in assetto. Non tanto e non solo per una questione di costi, ma di sinergie. Papa Francesco guarda già a domani.  



 
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