Papa Francesco: le migrazioni non minacciano l'identità cristiana dell'Europa

Papa Francesco: le migrazioni non minacciano l'identità cristiana dell'Europa
di Franca Giansoldati
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Venerdì 17 Febbraio 2017, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 13:11
Le migrazioni sono un pericolo per la cultura cristiana dell'Europa? Papa Bergoglio, interpellato da una studentessa siriana e musulmana risponde così: “Le migrazioni non sono un pericolo ma una sfida per crescere. L'Europa stessa è frutto di tante invasioni e migrazioni nel corso dei secoli”. La visita a RomaTre, l'università più giovane della capitale, è stata l'occasione per mandare diversi messaggi al di fuori del gremito uditorio di studenti e professori che stamattina stipava l'ateneo. Il flusso degli stranieri in fuga da guerre e miseria per esempio resta una opportunità: “L'importante è pensare bene a questo problema. Dirlo non e’ far politica di parte: 
c’e’ la guerra e fuggono dalla guerra, c’e’ la fame e fuggono 
dalla fame. Ma quale sarebbe la soluzione ideale? Che non ci 
siano fame e guerra. Che ci sia la pace e che si facciano 
investimenti in quei posti perché’ abbiano risorse per 
lavorare e guadagnarsi la vita. Ma attenzione: c’e’ una 
cultura che sfrutta. Noi (occidentali ndr) in generale andiamo la’ per sfruttarli”.

Papa Bergoglio sembrava un fiume in piena. Parlava spontaneamente, affidando al rettore dell'ateneo la paginetta e mezzo di discorso preparato prima, per poter andare a ruota libera. “Un premier africano mi ha detto l’anno scorso che il suo 
primo impegno e’ la riforestazione del paese perche’ le 
multinazionali erano andate li’ e sfruttato. Non dovremmo fare i potenti che vanno là a sfruttare. Quei popoli hanno fame perche’ 
non hanno lavoro e non hanno lavoro perché’ noi siamo andati a 
sfruttarli". Una condizione che non li abbandona nemmeno nel viaggio verso l'Europa. “Anche qui sono sfruttati dagli sfruttatori dei 
barconi, da quel che ha fatto del Mediterraneo un cimitero: il 
’mare nostrum’ oggi e’ un cimitero. Pensiamo a questo quando 
siamo da soli, come se fosse una preghiera".

E il rapporto tra le migrazioni e il fondamentalismo? Francesco ha pochi dubbi sul fatto che il problema riguarda altri fattori, come la ghettizzazione o una cattiva integrazione degli stranieri. "I terroristi di 
Zaventem erano belgi...". Il riferimento riguarda l’esempio 
dell’attentato jihadista all’aeroporto principale di Bruxelles. Anche in un altro passaggio del discorso agli studenti viene affrontato il tema della emarginazione giovanile causata dalla disoccupazione. “L'economia 
non dovrebbe essere liquida, ma concreta: per risolvere i 
problemi serve la concretezza altrimenti non si possono affrontare". Ne consegue che la perdita di ideali, la disperazione, il vuoto di valori che arriva a spingere alcuni giovani persino ad arruolarsi tra le fila dei terroristi o al suicidio.

Agli studenti ha chiesto l'impegno di portare avanti il dialogo. Senza dialogo, in qualunque campo, si causano strappi e rotture. “Bisogna abbassare un
 po’ il tono e bisogna parlare meno e ascoltare di più. Perché esiste una violenza verbale nei singoli e nella
comunità , che sta facendo perdere il senso della costruzione
sociale, della convivenza sociale".

Infine una stoccata alle università elitarie, quelle riservate solo a coloro che hanno denaro e che preparano tecnici e non cittadini. “Vorrei parlarvi ora di una cosa che non so se in Italia c’e’, ma so che 
c’e’ in altre parti è presente. Le università di élite che sono 
generalmente università’ ideologiche, dove ti insegnano una 
linea soltanto di pensiero, una linea ideologica e preparano 
per essere agenti di questa linea. Ecco: quelle non sono università. Mancano di ascolto e rispetto”. 
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