Papa Francesco ai migranti: «Rispettate leggi, cultura e tradizioni religiose dei Paesi che vi ospitano»

Papa Francesco ai migranti: «Rispettate leggi, cultura e tradizioni religiose dei Paesi che vi ospitano»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 9 Gennaio 2017, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 14:40
CITTA' DEL VATICANO - “Gli immigrati hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti”. Stavolta Papa Bergoglio affronta l'emergenza del fenomeno migratorio partendo dal principio di osservanza delle norme, delle regole, e delle consuetudini (anche religiose) presenti nelle società che accolgono gli stranieri. Un tema ormai ineludibile. Basta vedere le conseguenze in Europa, nei vari Paesi, dove, spesso, essendo mancato un reale processo di integrazione, si è prodotto un clima di forte disagio e di protesta diffusa con la nascita di movimenti xenofobi e nazisti. Francesco agli ambasciatori accreditati in Vaticano per gli auguri d'inizio anno ha insistito molto sulla necessità di “saper coniugare il diritto di «ogni essere umano [...] di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse», e nello stesso tempo garantire la possibilità di un’integrazione dei migranti nei tessuti sociali in cui si inseriscono, senza che questi sentano minacciata la propria sicurezza, la propria identità culturale e i propri equilibri politico-sociali”. Poi ha aggiunto: “D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti”.

Il discorso d'inizio anno al corpo diplomatico rappresenta un momento di sintesi e di analisi di quello che accade nel mondo. Sul tema migratorio Bergoglio si è concentrato in particolar modo. E ha avallato “un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche”, anche se questo approccio “non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti”. I governi, di conseguenza, devono “valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione. Soprattutto non si può ridurre la drammatica crisi attuale ad un semplice conteggio numerico”.

Conciliare sicurezza e accoglienza, e stabilire un tetto ai flussi migratori, non dovrebbe però fare perdere di vista il fatto che “i migranti sono persone, con nomi, storie, famiglie e non potrà mai esserci vera pace finché esisterà anche un solo essere umano che viene violato nella propria identità personale e ridotto ad una mera cifra statistica o ad oggetto di interesse economico”.

Infine, un cenno all'Italia e alla Grecia, anche se il Papa non ha citato esplicitamente queste due nazioni. “Il problema migratorio è una questione che non può lasciare alcuni Paesi indifferenti, mentre altri sostengono l’onere umanitario, non di rado con notevoli sforzi e pesanti disagi, di far fronte ad un’emergenza che non sembra aver fine”.

La capacità politica dei leader si misurerà da come riusciranno a creare “società aperte e accoglienti verso gli stranieri e, nello stesso tempo, sicure e in pace al loro interno”.

Non è mancato, infine, una ampia riflessione al tema del terrorismo, spesso legato al fenomeno migratorio e all'uso distorto della religione islamica. “Purtroppo siamo consapevoli di come ancor oggi, l’esperienza religiosa, anziché aprire agli altri, possa talvolta essere usata a pretesto di chiusure, emarginazioni e violenze. Mi riferisco particolarmente al terrorismo di matrice fondamentalista, che ha mietuto anche lo scorso anno numerose vittime in tutto il mondo”. Afghanistan, Bangladesh, Belgio, Burkina Faso, Egitto, Francia, Germania, Giordania, Iraq, Nigeria, Pakistan, Stati Uniti d’America, Tunisia e Turchia. “E poi la cattedrale copta del Cairo, chi viaggia o lavora, come a Bruxelles, chi passeggia per le vie della città, come a Nizza e a Berlino, o semplicemente chi festeggia l’arrivo del nuovo anno, come a Istanbul”.

Il Papa ha rinnovato l'appello alle autorità religiose “perché siano unite nel ribadire con forza che non si può mai uccidere nel nome di Dio. Il terrorismo fondamentalista è frutto di una grave miseria spirituale, alla quale è sovente connessa anche una notevole povertà sociale. Esso potrà essere pienamente sconfitto solo con il comune contributo dei leader religiosi e di quelli politici. Ai primi spetta il compito di trasmettere quei valori religiosi che non ammettono contrapposizione fra il timore di Dio e l’amore per il prossimo. Ai secondi spetta garantire nello spazio pubblico il diritto alla libertà religiosa, riconoscendo il contributo positivo e costruttivo che essa esercita nell’edificazione della società civile, dove non possono essere percepite come contraddittorie l’appartenenza sociale, sancita dal principio di cittadinanza, e la dimensione spirituale della vita”. 
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