Il discorso d'inizio anno al corpo diplomatico rappresenta un momento di sintesi e di analisi di quello che accade nel mondo. Sul tema migratorio Bergoglio si è concentrato in particolar modo. E ha avallato “un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche”, anche se questo approccio “non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti”. I governi, di conseguenza, devono “valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione. Soprattutto non si può ridurre la drammatica crisi attuale ad un semplice conteggio numerico”.
Conciliare sicurezza e accoglienza, e stabilire un tetto ai flussi migratori, non dovrebbe però fare perdere di vista il fatto che “i migranti sono persone, con nomi, storie, famiglie e non potrà mai esserci vera pace finché esisterà anche un solo essere umano che viene violato nella propria identità personale e ridotto ad una mera cifra statistica o ad oggetto di interesse economico”.
Infine, un cenno all'Italia e alla Grecia, anche se il Papa non ha citato esplicitamente queste due nazioni. “Il problema migratorio è una questione che non può lasciare alcuni Paesi indifferenti, mentre altri sostengono l’onere umanitario, non di rado con notevoli sforzi e pesanti disagi, di far fronte ad un’emergenza che non sembra aver fine”.
La capacità politica dei leader si misurerà da come riusciranno a creare “società aperte e accoglienti verso gli stranieri e, nello stesso tempo, sicure e in pace al loro interno”.
Non è mancato, infine, una ampia riflessione al tema del terrorismo, spesso legato al fenomeno migratorio e all'uso distorto della religione islamica. “Purtroppo siamo consapevoli di come ancor oggi, l’esperienza religiosa, anziché aprire agli altri, possa talvolta essere usata a pretesto di chiusure, emarginazioni e violenze. Mi riferisco particolarmente al terrorismo di matrice fondamentalista, che ha mietuto anche lo scorso anno numerose vittime in tutto il mondo”. Afghanistan, Bangladesh, Belgio, Burkina Faso, Egitto, Francia, Germania, Giordania, Iraq, Nigeria, Pakistan, Stati Uniti d’America, Tunisia e Turchia. “E poi la cattedrale copta del Cairo, chi viaggia o lavora, come a Bruxelles, chi passeggia per le vie della città, come a Nizza e a Berlino, o semplicemente chi festeggia l’arrivo del nuovo anno, come a Istanbul”.
Il Papa ha rinnovato l'appello alle autorità religiose “perché siano unite nel ribadire con forza che non si può mai uccidere nel nome di Dio. Il terrorismo fondamentalista è frutto di una grave miseria spirituale, alla quale è sovente connessa anche una notevole povertà sociale. Esso potrà essere pienamente sconfitto solo con il comune contributo dei leader religiosi e di quelli politici. Ai primi spetta il compito di trasmettere quei valori religiosi che non ammettono contrapposizione fra il timore di Dio e l’amore per il prossimo. Ai secondi spetta garantire nello spazio pubblico il diritto alla libertà religiosa, riconoscendo il contributo positivo e costruttivo che essa esercita nell’edificazione della società civile, dove non possono essere percepite come contraddittorie l’appartenenza sociale, sancita dal principio di cittadinanza, e la dimensione spirituale della vita”.
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