Di segno opposto c'è la visione misericordiosa del Papa che sogna una Chiesa da campo, capace di andare incontro a coloro che hanno sofferto dopo il fallimento matrimoniale e si sono rifatti una seconda unione. Fedeli che possono ottenere facilmente l'annullamento e mettersi in regola.
Insomma rigoristi contro aperturisti. Due visioni sostanzialmente differenti che si misurano sul terreno della famiglia. In questi mesi l’ostilità montante nei confronti dell’Amoris Laetitia – il documento con il quale Papa Bergoglio ha individuato una formula veloce e snella per sciogliere matrimoni falliti e dare la possibilità ai divorziati risposati di accedere alla comunione - non accenna a diminuire. Le proteste si accavallano, come del resto è anche accaduto pubblicamente anche nella diocesi di Philadelphia dove il cardinale Chaput ha risposto per le rime ad un arcivescovo americano che esponeva visioni più pastorali.
La risposta ai rigoristi la ha fornita il Papa oggi pomeriggio. “I tribunali ecclesiastici sono chiamati ad essere espressione tangibile di un servizio” per andare incontro alle “vicende tristi e sofferte della gente”. E’ la Chiesa “che si china sui poveri e su quanti sono lontani dalla comunità ecclesiale o si considerano fuori da essa a causa del loro fallimento coniugale”. Ai vescovi, dunque, spetta giudicare caso per caso le pratiche di nullità che arriveranno a loro. “A noi spetta esercitare curare le anime, non considerare mai estranei al corpo di Cristo” i divorziati risposati. “Non vanno esclusi dalla nostra azione pastorale ma dobbiamo dedicarci alla loro situazione irregolare e sofferta con ogni sollecitudine e carità”. Difficile essere più chiaro di così. All’orizzonte, tuttavia, le proteste sembrano destinate a non sopirsi. Almeno nel breve periodo.
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